Leonardo e Ancelotti, due uomini di indubbio valore che si sanno vendere benissimo facendo fare la parte dei cattivi sempre agli altri. La coppia di amici sta riuscendo nella difficile impresa (rapportata al budget a disposizione) di non vincere la Ligue 1 francese, anche se i punti di distacco dal Montpellier sono soltanto 3 e tutto può ancora succedere con 7 partite da giocare. Però hanno già pronta la exit strategy, come tutti i grandi: il dirigente verso l'Inter e l'allenatore verso la panchina di una grande nazionale (Inghilterra?). Niente di sicuro né tantomeno di firmato, ma il fatto stesso che a pochi mesi dall'inizio del 'progetto' Al Thani (l'ennesimo sceicco che vuole rendersi presentabile sfruttando il popolo bue che pretende Pastore e in futuro anche Kakà) per entrambi l'ipotesi dell'addio sia concreta è abbastanza significativo. Ma se per Ancelotti il cambio di carte in tavola fa parte della normalità di un allenatore (vinci due partite e sei un genio, ne perdi due e diventi un incapace), al di là del fatto che il suo PSG abbia una qualità di gioco simile a quello di Kombuaré, il caso Leonardo rischia di sconfinare nel grottesco se davvero l'Inter pensa di ripartire da un personaggio che aveva un senso solo perchè lasciava le briglie sciolte ai vecchi dello spogliatoio. Nella fantomatica Inter dei giovani, stiamo parlando del futuro perché nel presente Stramaccioni fa quasi le stesse scelte di Ranieri, il ruolo di Leonardo difficilmente potrà andare al di là di quello di accompagnatore-traduttore per brasiliani (quello che per un decennio ha avuto al Milan), visto che nessun cambio dirigenziale è alle viste: gli eventuali nuovi arrivi in nerazzurro andrebbero a sommarsi a chi c'è già, da Branca in giù. Nessuno poi con una reale autonomia decisionale, visto che le scelte importanti sono tutte di Moratti e che a turno qualcuno si prende le colpe dei vari Alvarez, passaporti, eccetera. E quindi? Come carne da titolo non si può vivere di solo Balotelli.
Twitter @StefanoOlivari