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Morosini aveva già dato

Redazione

14 aprile 2012

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La morte di Piermario Morosini ha scatenato i professionisti del cordoglio e della pausa di riflessione. Come se non giocare a calcio per due giorni potesse ridare la vita a un ragazzo di 25 anni con una storia personale tristissima già prima di Pescara-Livorno, ma che in carriera aveva superato decine di controlli di idoneità sportiva. Scriviamo queste righe a caldo, ma non è difficile prevedere che le varie inchieste arriveranno a poco. Il centrocampista del Livorno (in comproprietà con l'Udinese) si è accasciato a terra al 31' della partita con il Pescara, è stato prontamente soccorso con il massaggio cardiaco, forse era ancora cosciente quando è stato messo sull'ambulanza che lo ha portato all'ospedale Santo Spirito di Pescara. Dove è morto poco dopo l'arrivo dei compagni, disperati e in lacrime. Facciamo bar su tutto, vorremmo evitare di farlo sulla morte di una persona. Commentabile è invece la reazione del sistema calcio, forse timoroso di essere considerato insensibile e poco vicino al sentire della mitica gente. Ebbene, le gente non ha capito. A San Siro, con Milan e Genoa già in campo a scaldarsi, quando lo speaker ha annunciato il rinvio della partita sono piovuti fischi da vari settori dello stadio, poi seguiti da applausi alla memoria di un giocatore che il 99% dei presenti allo stadio mai aveva sentito nominare. E i discorsi del tifoso medio, tornando a casa, erano di incredulità: non per la morte di Morosini, tutti purtroppo abbiamo amici e parenti morti 'da sani' e all'improvviso per infarto, ma per l'assurdità del fermare il calcio invece di dedicare al giocatore scomparso un minuto di silenzio o comunque un ricordo. Era proprio questa la prima idea della Figc, ma dopo pochi minuti Abete ha trasformato una morte del tutto casuale (non avvenuta in seguito a contrasti di gioco o a scatti particolari) in un colossale funerale mediatico secondo la retorica del 'siamo tutti colpevoli'. Chi è colpevole della sfortuna? Morosini da adolescente aveva perso i genitori (la mamma a 15 anni per un tumore e il papà a 17, anche lui per un infarto), poi era mancato anche un fratello. Adesso è toccato a lui senza un perché di tipo medico riconoscibile in anticipo. Test sotto sforzo ed ecocardiogramma, a cui ogni tesserato si deve sottoporre almeno una volta all'anno, non mentono riguardo all'esistenza di patologie. E ricordiamo che in Italia non si può giocare da malati, nemmeno firmando una liberatoria. Su cosa dovremmo riflettere? No, tanto per saperlo. Se un impiegato di banca schiatta davanti al computer mentre sta parlando a tre telefoni diversi in contemporanea, sospendiamo tutti i bonifici in Italia per due giorni? E già che siamo sul terreno della demagogia, la morte di un muratore magari anche pagato in nero ferma l'edilizia? Il vero discorso da fare sarebbe sull'insensatezza di fondo della vita, che punisce i Morosini ma non i criminali e i disonesti. Dovremmo osservare un minuto di silenzio ogni mattina appena ci alziamo. Ma le facce contrite degli 'esperti' e i servizi dello stagista copiati da quelli sul morto precedente, sommando uno, per favore no. Dai, domani invece che del fuorigioco passivo si parla del'esistenza di Dio. Twitter @StefanoOlivari

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