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Un grande ventottesimo scudetto

Redazione

6 maggio 2012

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La Juventus ha vinto il suo ventottesimo scudetto in una maniera molto più netta di quanto dica la classifica, che l'ha vista staccare definitivamente il Milan solo alla penultima giornata. L'ha vinto da imbattuta, tenendo sempre in mano il pallino del gioco anche nei periodi di calo fisico che avevano permesso il sorpasso del migllior Ibrahimovic. L'ha vinto con una difesa intensa ma tutt'altro che perfetta, ma che per metà è quella della Nazionale. L'ha vinto con un attacco pieno di giocatori buoni ma discontinui, che però a turno sono stati capaci di riciclarsi in eroi di giornata (Borriello li rappresenta tutti) e che comunque sono stati più positivi di quelli di cui Marotta è riuscito a liberarsi (Toni, Iaquinta, Amauri). L'ha vinto soprattutto con un centrocampo fantastico, l'unico reparto che è già da fascia alta della Champions League senza bisogno di ritocchi: un Marchisio sempre sotto controllo, un Vidal che è stato la sorpresa vera del campionato e un Pirlo che è, per dirla in breve, il miglior giocatore italiano del dopo Baggio e che l'ha dimostrato anche a 33 anni. Onore al Milan, che è riuscito a rimanere in scia anche quando Ibrahimovic è sparito e gli infortunati hanno superato l'immaginazione (ma farsi male di continuo è un demerito, non è solo sfortuna), che ha tenuto botta anche dopo la mazzata del gol non convalidato a Muntari nello scontro diretto (anche un Federer-Nadal al quinto set può girare su un solo episodio), ma davanti a questa Juve non si può che partecipare alla fiera della banalità, la più grande delle quali è dire che questo è stato lo scudetto di Antonio Conte. Andrea Agnelli c'era anche l'anno scorso, così come buona parte dei giocatori, ma quest'anno il suo merito è stato quello di pensare meno alle figurine e più a un progetto di squadra: fra lui e Del Piero sceglieremo tutta la vita Del Piero, ma bisogna ammettere che quella di chiudere la sua era in maniera giraudiana è stato un giusto messaggio alla squadra a e all'ambiente. Una Juventus è finita, adesso c'è una nuova Juventus che potrebbe anche vincere come quella vecchia. Si vedrà, ovviamente, Ma dicevamo di Conte. Che non è che sappia di calcio più di Guardiola, Mourinho o di un collega di LegaPro preso a caso, ma semplicemente è l'allenatore perfetto per la Juventus, Anzi, per questa Juventus. Quella degli anni Settanta-Ottanta era di fatto la Nazionale (in un calcio autarchico, oltretutto, quindi la più forte quasi per statuto), quella di Moggi al netto delle note vicende era una squadra di grandissimi nomi, questa è una Juventus in qualche modo metafora del momento che l'Italia sta vivendo in ogni ambito. La vita è dura, tutti si devono ridimensionare, ma chi lavora con grinta, capacità e orgoglio alla fine può vincere. Stefano Olivari, 6 maggio 2012

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