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La qualità di Prandelli

Redazione

16 maggio 2012

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L'Italia di Cesare Prandelli ha una qualità media inferiore a quella della Spagna, per andare subito sul nostro girone di Euro 2012, ma certamente non a quelle di Croazia e Irlanda. Lo si può dire anche senza attendere le 12 di mercoledì 29, termine entro cui dovranno essere comunicati alla Uefa i 23 eletti fra i 32 'nominati'. Dopo tanto disfattismo post coppe europee, che con possibilissimi passaggi di turno sarebbe stato rimandato al 2013, si può dire che l'unico vero problema del c.t. sia lo stiramento di Chiellini che ne metterà in discussione fino all'ultimo il suo impiego. Per il resto c'è una squadra completa in ogni reparto, che sarebbe stupido descrivere come un gruppo che deve fare esperienza: il modo migliore per preparare alibi, quando la dimensione minima è invece quella dei quarti di finale. Forte in porta, dove chiunque dietro a Buffon va bene (due su tre fra Sirigu, De Sanctis e Viviano), accettabile in difesa, dove soprattutto senza Chiellini si nota una mancanza di cattiveria (in senso agonistico) fra i centrali, eccellente a centrocampo dove alla Juventus (rappresentata da Pirlo e Marchisio, tralasciando Giaccherini) si aggiungono De Rossi, Montolivo, Thiago Motta e Nocerino. Qui siamo a livelli Spagna, non è una bestemmia, sia a livello di palleggio che di forza fisica. L'attacco è un'ìncognita, ma un'incognita di talento: Balotelli, Cassano, Giovinco possono fare tutto e il contrario di tutto, Di Natale è in forma eccezionale, Destro e Borini sono il futuro, ad innescarli potrebbe essere il genio incompreso di Diamanti (ci piacerebbe, ma sembra un candidato all'esclusione). E' vero che fino a lunedì non ci saranno juventini, napoletani e parigini, ma non è che le due amichevoli con Lussemburgo (il 29 a Parma) e Russia (1 giugno a Zurigo) vadano preparate in maniera particolare. Quello che vogliamo dire è che finora l'Italia è stata dipinta come un gruppo tecnicamente modesto, che proverà a sedersi al tavolo dei grandi puntando alle briciole, ma questo assunto non è semplicemente vero. E' uno schema da Italietta, non solo nel calcio: previsioni prudenti o negative, in modo da poter parlare di 'impresa' quando l'Italia ottiene qualcosa di buono. Invece passando ai quarti, considerando che la partita con la Spagna è quella d'esordio e che quindi poi saremo padroni del nostro destino, faremmo solo il nostro dovere. Ci manca il fenomeno da copertina, che per i media deve sempre essere un attaccante: magari lo sarà in futuro Balotelli, al momento è una grandissima mina vagante (anche contro se stesso). Però abbiamo tutto il resto, a partire da alternative che in questo numero hanno solo le grandi nazionali. Come qualità media, dietro alla scontata Spagna, c'è la Germania e poi un gruppetto in cui gli azzurri di Prandelli stanno benissimo. E quindi? Rischiamo di fare bene, forse anche molto bene, nell'unico calcio che è veramente di tutti. Tecnicamente inferiore a quelli dei grandi club, forse anche filosoficamente ingiusto (un fenomeno nato in Albania non diventerà mai campione del mondo di calcio), ma capace di scaldare il cuore a tutti anche a decenni di distanza. Sì, stiamo leggendo il libro di Paolo Rossi. Ci siamo ricascati. Stefano Olivari, 16 maggio 2012

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