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Il museo (degli orrori) di San Siro

Redazione

3 luglio 2012

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Mi prendo una pausa dal totalizzante Europeo 2012. Le analisi, la parte statistica, il Film del torneo e moltissimo altro sarà a disposizione sul Guerino a partire dal 10 luglio, compresi Beccantini e Mura. Mi prendo un attimo di riposo e parlo del museo di San Siro. Direte: e che c’entra in questo periodo dell’anno? Quando la Serie A è ferma e gli stadi sono chiusi. C’entra, c’entra eccome se, come è successo a me, vi trovate a visitarlo in un afoso venerdì di fine giugno. Premessa: non lo avevo mai visto, malgrado stia lì da anni e venga spesso citato. Mea culpa. E devo dire che l’impatto è notevole: vedere sin dall'ingresso gli originali di Champions e Coppa dei Campioni  rende meno pesanti i 13 euro spesi all’entrata. La fortuna di essere l’unica città d’Europa con due squadre vincitrici della massima manifestazione continentale, nonché con un palmares straordinario in campo nazionale, è privilegio unico. Però gli aspetti belli finiscono qua. Il primo problema si pone al momento del bagno. Se pensate a qualcosa di moderno, accogliente e pulito come succede in genere nei Musei sportivi di tutto il mondo, beh, avete sbagliato indirizzo. Qui i pochi ragazzi impiegati nella struttura ti inviano dentro lo stadio Meazza, al piano superiore, in mezzo a latrine degne delle carceri turche e dal puzzo nauseabondo. Esperienza ahimè conosciuta a chi frequenta la domenica San Siro, ma leggermente spiacevole per chi ha preso un aereo da Berlino o Barcellona. Il secondo problema si pone se volete mangiare qualcosa. Vi ricordate i bei caffè dei musei più moderni? Quelli costosi, certo, ma ideali per fare una pausa. Ecco: quello di Milano mantiene solo la prima parte. Caro (2 euro una bottiglietta d’acqua piccola), in compenso limitato a un camioncino di quelli che si vedono spuntare come funghi sulle strade di periferia delle nostre città, posto davanti all'ingresso del Museo. Non è insomma interno, ma appoggiato lì. Invece dell’aria condizionata, un povero ombrellone che non ripara dal caldo. E il Museo? Ribadisco: interessante, ma grazie esclusivamente al pregio delle sue coppe. Il percorso non entusiasma, senza un minimo racconto parallelo. Nelle teche, alcune scelte in modo nominale per il giocatore, altre raggruppate per periodo, manca il riferimento numerico. Cioè non si trova il numero a ridosso dell’oggetto indicato. Pochi cartelloni esplicativi, nessuna interazione, addirittura assenti le guide, libri e pubblicazioni non pervenute. Avrei molte altre cose da dire, ad esempio la mancanza di insegne all’esterno dello stadio, lo scarso collegamento con il percorso turistico in città. Malgrado tutto ciò, il Museo di San Siro resta il terzo più visitato di Milano, magia del pallone e di due squadre leggendarie. Non si poteva fare nulla di meglio? Di più moderno? Lascio il Museo con una ferita dentro. Questo è il più importante in Italia tra quelli dedicati allo sport. Figuriamoci gli altri. twitter@matteomarani

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