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Redazione

9 luglio 2012

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David Beckham è uno dei pochi britannici ad avere preso apparentemente bene l'esclusione dalla squadra olimpica di Londra di... David Beckham. Ieri era tranquillamente a Wimbledon a godersi la finale del singolare maschile Federer-Murray, insieme alla moglie Victoria (e al supermanager Simon Fuller, consulente di Murray ma soprattutto eminenza grigia del marketing mondiale dei Beckham), nei prossimi giorni continuerà la sua opera di uomo immagine dei Giochi che si terranno nella sua città. Una scelta, quella del c.t. Stuart Pearce, da allenatore-fenomeno per non dire frustrato o di peggio. Non perché il 37 enne Beckham avrebbe assicurato la medaglia d'oro, ma solo perché è andata contro un sentimento popolare che chiedeva il premio alla carriera per un giocatore che sul campo (ma non certo nel conto in banca) è stato spesso danneggiato da un'immagine ritenuta troppo glamour dai cosiddetti uomini di calcio, da Alex Ferguson in giù ma che tutto è tranne che costruita: sfidiamo chiunque a ricordare una dichiarazione non banale di Beckham o una critica malevola verso compagni o avversari in vent'anni di carriera. Se poi al suo posto punti su Ryan Giggs, facendolo addirittura capitano, il messaggio è chiaro. Il calcio non è uno sport, ma un affare per chi è nel calcio. E il messaggio olimpico? Roba che i Pearce di questo mondo nemmeno possono concepire. Twitter @StefanoOlivari

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