Sognando Destro

Con tutto il rispetto per Mattia Destro, il fatto che tutti i grandi club italiani stiano lottando per averlo è una buona rappresentazione del declino del nostro campionato. Mascherato solo da chi per mestiere deve fare l'imbonitore e spaccia per scelta ideologica quella che è solo sopravvivenza. Se 12 gol in 30 partite significano essere il rinforzo da Champions League per la Juventus, il sostituto di Ibrahimovic per il Milan, l'uomo della rinascita per l'Inter (che peraltro ce l'aveva fino a un anno e mezzo fa), allora viva Destro. Che fra l'altro è forte davvero, ma che nell'Italia di qualche stagione fa sarebbe a 21 anni rimasto tranquillamente al Siena o al Genoa in attesa di esplodere definitivamente. Come al solito non stiamo parlando solo di calcio, perché dietro a tutto questo astio mediatico e popolare verso gli sceicchi che ci 'rubano' i migliori non c'è una nobile posizione etica o culturale, ma solo il rimpianto per il nostro passato prossimo. E' infatti sbagliato impostare il discorso solo sulle grandi, che potrebbero sempre sbandierare (si fa per dire) le perdite da oltre 60 milioni a stagione, ad essere crollato è anche tutto il resto. Che era sostenuto, a partire dalla serie C-Lega Pro, da un'economia reale che adesso è nelle condizioni che tutti sanno e soprattutto da un'economia finta (utili da abbattere, sponsorizzazioni con percentuali per tutti, soldi neri da far girare) che anche lei non se la passa tanto bene. Chi segue basket e pallavolo può avere un'idea ancora più chiara della situazione, visto che lì lo sponsor non è la differenza fra Ibra e Destro ma fra la vita e la morte. Sotto certi aspetti questo bagno di umiltà è salutare, anche se dopo decenni di sogni è dura dover raccontare all'80% dei tifosi italiani che devono aspirare ad essere come il Napoli o l'Udinese. Twitter@StefanoOlivari