Siamo all'inizio della serie A più triste dai tempi dell'autarchia, di quegli anni Settanta da non rimpiangere in alcun senso. Però noi giornalisti dobbiamo spacciare il nostro prodotto, mica possiamo dire che fa schifo (tantomeno se lavoriamo per Sky o Mediaset Premium), così ci siamo inventati la barzelletta che la crisi economica generale e quella finanziaria personale di molti padroni di società non sono sciagure ma 'opportunità'. E così l'onda lunga della buona stampa di Prandelli, ormai guru totale alla Velasco dei bei tempi, prosegue con l'invenzione della categoria degli ex giovani che diventano prima uomini mercato e poi anche volto 'simpatico' di un torneo poverissimo di contenuti. Su tutti il trentenne Cassano, perché ovviamente all'Inter come al solito 'sarà il suo anno', seguito dal ventottenne Pazzini e dal venticinquenne Giovinco, per citare tre italiani che hanno cambiato squadra. Con il trentenne Borriello che da indesiderato speciale si ritrova ad essere la soluzione per l'attacco di varie squadre che per mesi hanno diffuso la bufala del top player. Quando Alessandro Matri uscì per limiti di età dalla Primavera del Milan, nell'attacco rossonero i titolari erano Shevchenko e Inzaghi, con Kakà alle loro spalle e in panchina Rivaldo (!) e Borriello. Ecco, in meno di dieci anni qualcosa è cambiato, in peggio. Bene per i Destro, che dieci anni fa non avrebbero lasciato Siena, male per tutto il resto.
Twitter @StefanoOlivari