Juventus-Liverpool, finale di Coppa Campioni 1984-1985 a Bruxelles. Liverpool-Nottingham Forest, semifinale di Coppa d'Inghilterra 1988-1989 a Sheffield. Il passare del tempo e la superficialità hanno fino a qualche giorno fa accomunato nella memoria collettiva queste due tragedie, che dal punto di vista freddamente contabile non sono nemmeno state le peggiori della storia del calcio (il triste record appartiene a un Perù-Argentina gocato a Lima nel 1964, con 318 morti e oltre 500 feriti) ma che unite all'incendio dello stadio di Bradford (1985, 56 morti) hanno fatto sì che sulla spinta della vituperata Margaret Thatcher e di robusti finanziamenti pubblici il calcio inglese abbia rinnovato i suoi stadi, migliorato la sua organizzazione e cambiato il modo stesso di seguire le partite con la Premier League (nata nel 1992) a dare un'immagine nuova a tutto il movimento. Discorsi già fatti tante volte, che si incrociano con considerazioni anche antipatiche, se vogliamo, sul mutamento della composizione per classi sociali all'interno degli stadi inglesi e sulla televisivizzazione (a beneficio del resto del mondo, perché intelligentemente Sky inglese trasmette solo una parte delle partite costringendo quindi il tifoso ad alzarsi ogni tanto dal suo divano e seguire il calcio vero). Il discorso del giorno è però quello relativo a Hillsborough, lo stadio teatro della tragedia del 1989. Un rapporto indipendente, le cui conclusioni sono state rese note dal premier inglese David Cameron e non da un bar di Liverpool, ha infatti dopo 23 anni stabilito sulla base di una montagna di documenti e testimonianze che la versione della polizia inglese, quella per così dire 'storicizzata', era parzialmente falsa. I 96 morti e gli oltre 200 feriti rimangono veri, mentre in una nuova luce viene messo il comportamento della polizia del South Yorkshire nella gestione dell'emergenza (dall'apertura di un cancello sbagliato, con flusso di gente in un settore troppo piccolo, ai soccorsi) ma soprattutto quello dei tifosi del Liverpool. Che non furono carnefici, come nel caso dell'Heysel, perché è vero che quasi tutte le 39 persone, di cui 32 italiane, morirono schiacciate dalla folla, ma è anche vero che tutto iniziò quando un gruppo di ultras del Liverpool aggredì un parte del pubblico juventino non ultrà creando le premesse per il fuggi fuggi generale, il crollo del muro e tutto il resto: ci fu poi un secondo tempo, con scontri per così dire alla pari fra ultras inglesi e italiani, con la polizia belga svegliatasi, ma i morti si riferiscono al primo. In altre parole, la tragedia dell'Heysel fu colpa della disorganizzazione ma soprattutto degli ultras del Liverpool che accesero la miccia, mentre quella di Hillsborough fu della disorganizzazione e dell'obsolescenza delo stadio (anche lì cedettero alcune barriere, sotto il peso della folla). Non sappiamo quanto i parenti e gli amici delle vittime abbiano apprezzato il distinguo, ma questi sembrano essere i fatti. Di sicuro anche Hillsborough venne messa in conto, nel dibattito generale di quegli anni, agli ultras e quindi usata in chiave repressiva visto che l'impatto sull'opinione pubbica inglese fu forse superiore a quello dell'Heysel e di Bradford. Basta ricordare la genesi del Rapporto Taylor. Si può quindi dire che parte del successo della Premier League dipenda da una interpretazione strumentale di una tragedia vera.
Twitter @StefanoOlivari