Mentre Sassuolo e Livorno proseguono la fuga solitaria a punteggio pieno, Cesena e Ternana raccolgono nello scontro diretto (che ha visto protagonista assoluto Belardi, numero uno romagnolo) il primo punticino della stagione: ma se per il debuttante Bisoli è un piccolo segnale di risveglio (che il passaggio dal 4-4-2 al 3-5-1-1, con l'impiego di Comotto e Ceccarelli inizialmente esclusi dai programmi societari, ha in qualche modo favorito), in casa umbra il lungo digiuno (ancora nessun gol realizzato) comincia a diventare un problema serio a cui Toscano dovrà cercare di porre presto rimedio. Fra i due estremi, tanta carne al fuoco in un campionato che, reti alla mano (sono già 117), si conferma sempre più spettacolare. Vediamo di porre l'accento su alcune situazioni.
Partendo dallo Spezia, fermato in modo piuttosto brusco ad Ascoli. Al di là dei molti meriti marchigiani (su cui torneremo anche dopo parlando del Brescia), che nascono soprattutto da un centrocampo dove si mixano alla perfezione il fosforo e la corsa di Loviso (nella foto, la sua esultanza dopo la punizione vincente che ha fruttato il 2-0) e Di Donato (interpreti che meriterebbero ben altre ribalte), il bolide ligure (un tantino sopravvalutato) ha accusato problemi di assetto che chiamano in causa le scelte di Serena. Sansovini, ad esempio, non ci convince del tutto come seconda punta. Giocatore che ama svariare e partire da lontano, portato più vicino all'area di rigore l'ex pescarese perde smalto e la presenza alle spalle di un trequartista ne riduce ulteriormente il raggio d'azione. Accanto a Okaka, in questo ruolo, meglio Antenucci. Oppure, in alternativa, Antenucci e Sansovini larghi con Okaka (o Pichlmann) in mezzo, passando quindi dal 4-3-1-2 al 4-3-3. Ancora: se l'idea è quella di servirsi di un "trampolino di lancio" come Di Gennaro, occorre che la mediana lo sostenga con più lucidità, alzando il ritmo e girandogli attorno, evitando così di congestionare il traffico lungo la corsia centrale: il baby Crisetig potrebbe mettere ordine. Occhio poi a Mandorlini. Bene se fa l'esterno in un centrocampo a cinque, meno se viene abbassato a difendere nella linea a quattro. È una soluzione d'emergenza, nulla più.
Risale il Verona. E il non facile successo esterno nel derby con il Vicenza la dice lunga sulle potenzialità della squadra di Mandorlini. Che strada facendo sta scoprendo, per sua fortuna, di non dipendere solo da un uomo o due. Per essere più chiari: Jorginho vale Bacinovic in cabina di regia, Laner (acquisto "intelligente" dal retrocesso AlbinoLeffe) e Martinho possono far rifiatare lo stakanovista Hallfredsson e l'impatto decisivo di Cacia ha allentato la pressione che stava opprimendo (e limitando) Gomez. Viva l'abbondanza, sempre importante in un torneo lungo come quello cadetto.
Stentano a decollare Brescia e Padova. E il pari a reti bianche di venerdì scorso non ha fatto che affondare il coltello nella piaga. Detto di un arbitraggio che ha scontentato tutti (negato un rigore a entrambe), il cantiere di Calori e Pea resta aperto. Specie per quanto riguarda l'attacco. Guardando il Brescia (e la "timidezza" di Mitrovic) non puoi fare a meno di chiederti se, dopo le partenze di Jonathas ed El Kaddouri, l'addio a Feczesin non sia stato un po' troppo affrettato. D'accordo, Corvia può dare tanto, ma davvero per la punta ungherese non c'era spazio? Quanto al Padova, il botta e risposta a mezzo stampa non proprio idilliaco fra Pea e il presidente Cestaro testimonia del nervosismo che comincia a serpeggiare in casa patavina. Il nodo del contendere non è solo (come si vuole far credere) la mancanza di risultati e di gioco, innegabile e sotto gli occhi di tutti. Quanto una certa gestione "accentratrice" di un allenatore, Pea, che ama avere il controllo assoluto ed esclusivo della squadra e di tutto quanto le ruota attorno. I maligni sostengono che non gli abbia giovato lavorare nell'Inter a stretto contatto con… Mourinho. Chiedere lumi a Sassuolo, dove progressivamente il tecnico aveva scavato un vero e proprio fossato fra lo spogliatoio e il resto dell'ambiente. Un "isolamento" che alla lunga ha creato malumori e tensioni a tutti i livelli (si vocifera perfino di accuse di tradimento rivolte a qualche dirigente, reo di aver svelato formazione e modulo tattico qualche ora prima della gara) e che in molti indicano fra le cause del deludente finale di stagione dei neroverdi modenesi. Ora, il Padova ha investito molto su Pea. Ma qualcuno comincia a chiedersi: è stata davvero la scelta giusta?
Gianluca Grassi
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