Abbiamo scollinato i vent'anni di Champions League e ancora c'è qualcuno (non Michel Platini, che una volta incassata la presenza di almeno cinque 'piccole' nelle trentadue si è defilato) che rimpiange i bei tempi dell'eliminazione diretta totale, che portava grandi club a salutare l'Europa a volte già in settembre (memorabile in questo senso un primo turno fra il Napoli di Maradona e il Real Madrid, nel 1987) con conseguente caduta di incassi e di interesse. L'ultima edizione totalmente ad eliminazione diretta fu quella vinta dalla Stella Rossa Belgrado nel 1991 a Bari, in finale sull'Olympique Marsiglia, mentre i primi gironi (sostitutivi dei quarti di finale, le due vincenti si qualificavano direttamente per la finale) si videro la stagione seguente, quella della finale della Sampdoria contro il Barcellona che ancora è negli incubi di Vialli e Mancini (e anche di Pagliuca, che quella bomba di Koeman ancora se la sogna). Di Champions League vera e propria si può parlare dalla stagione 1992-93, con la stessa formula dell'anno prima. Cambiamento nel 1993-94, con semifinali dopo i gironi dei quarti (che quindi qualificavano le prime due); fu la stagione della finale Milan-Barcellona ad Atene, l'unica Champions League vinta da Fabio Capello. Altro cambiamento nel 1994-95: un torno di qualificazione a eliminazione diretta, poi 4 gironi da 4 squadre, con vincenti e seconde ai quarti di finale: da lì eliminazione diretta fino alla fine. Formula che durerà fino al 1997, due finaliste italiane (Milan e Juventus) e una vittoria (Juventus) in tre anni. L'aumentare di stati e staterelli impone una ulteriore riforma nel 1997: due turni di qualificazione a eliminazione diretta, poi 6 gironi da 4 squadre, con le vincenti e le 2 migliori seconde ai quarti, con poi eliminazione diretta fino alla fine. Il 1997 è il vero anno della svolta: le nazioni con il coefficiente Uefa più alto possono iscrivere due squadre, la vecchia e vera Coppa Campioni muore ufficialmente lì. Due anni dopo le nazioni più forti possono iscrivere fino a 4 squadre, obbligando a cambiare di nuovo formula: fino al 2003, quindi la stagione della finale Milan-Juve a Manchester, tre turni di qualificazione con scontri diretti, più addirittura due fasi a gruppi, con gironi da 4: uno per passare da 32 a 16 e l'altro per eleggere le 8 per i quarti di finale. La quantità di partite senza interesse porta al taglio di una delle fasi a gironi, quindi dal 2003 ai giorni nostri tre turni di qualificazione diretti, una fase a gironi per passare da 32 a 16 e poi ottavi di finale. Nel 2009 l'introduzione del playoff, assimilabile a un ultimo turno di qualificazione (quello che ha detto male all'Udinese), ma in sostanza la formula ha trovato una sua stabilità al di là dei criteri di ammissione che sono effettivamente cambiati nel corso degli anni. E quindi? Difficile che la formula cambi, visto che la maggiore presenza di squadre di piccoli paesi permette in sostanza di qualificarsi agli ottavi più o meno sempre agli stessi club. Qualcuno, soprattutto Real Madrid e Barcellona che hanno un campionato nazionale privo di interesse se non per il loro duello, preme per un ritorno ai gironi negli ottavi, ma il resto d'Europa non è così ansioso di cambiare.