Lo Spezia chiude col botto (l'avevamo scritto: la difesa è il punto debole del Livorno, ma va detto che l'espulsione di Mazzoni dopo appena 10', con conseguente rigore contro, ha fortemente condizionato la partita) una giornata che ha certificato l'attuale strapotere del Sassuolo. E partiamo proprio dai neroverdi che tentare di dare una risposta all'interrogativo che un po' tutti si stanno ponendo: il campionato degli emiliani può trasformarsi in una passerella trionfale priva di ostacoli da qui a metà maggio? Detto che quest'anno c'è l'incognita dello stop di gennaio (nessuno ne parla, ma sono convinto che la novità della sosta invernale di quattro settimane produrrà sorprese) e che in un torneo logorante come quello di B è fisiologico prendersi qualche pausa, il Sassuolo stupisce per la naturalezza con cui produce gioco e occasioni da gol. Automatismi quasi perfetti, già collaudati l'anno scorso, a cui Di Francesco ha il merito di aver dato un'impronta più offensiva, assecondando meglio del suo predecessore le caratteristiche tecniche degli uomini-guida della formazione. Il tutto, si badi bene, accompagnato da una solidità difensiva (appena tre gol incassati) che infonde tranquillità e coraggio a chi poi deve ordinare l'assalto alla porta avversaria. Se il Sassuolo ha un difetto, è quello di concedere spesso al dirimpettaio la chance per rientrare in partita. Anche il Grosseto, sabato, l'ha avuta. Occorre quindi maggiore freddezza sotto porta. Si è scritto che, oltre a creare, segnare e vincere, questa squadra sa anche soffrire. Di sicuro gran dote. Ma certi patimenti (e in Maremma gli ultimi 10 minuti hanno lasciato con il fiato sospeso) sarebbe meglio lasciarli agli inseguitori.
Prima sconfitta stagionale per il Verona, maturata al 94' e agevolata da una macroscopica leggerezza difensiva di Moras. Può capitare. Quello che non ci sta è vedere una squadra che ha in parte smarrito la brillantezza di un anno fa. Conosce a memoria le coordinate del gioco, il Verona. Ha ormai assimilato a memoria la lezione di Mandorlini. Ma nel percorso che va dalla testa ai piedi, l'idea talvolta si perde, si smarrisce, si ingroviglia. A tratti c'è minore intensità, quasi che si temporeggiasse nella certezza che prima o poi il colpo in canna esploderà. Il problema è che questo colpo pare averlo solo Cacia. Gomez per ora è la copia sbiadita del giocatore che la passata stagione faceva la differenza: resta ai margini, non incide e l'adrenalinico Farias (ex di turno) ammirato nelle file del Padova ha suscitato più di un rimpianto. Lo stesso Rivas si concede qualche pausa di troppo. Minuzie, sottigliezze, sfumature. Su cui Mandorlini è però chiamato a intervenire, facendo capire in fretta alla squadra che non si può vivere soltanto di (bei) ricordi.
A Novara si complica il lavoro di Tesser. Che dovrà innanzitutto vestire i panni dello psicologo, perché il nervosismo che serpeggia nel gruppo (cinque espulsioni in otto giornate sono da ricovero immediato) rischia di compromettere ulteriormente un quadro di per sè non entusiasmante. Accanto a Gonzalez (con 5 reti vale quasi il 50% dell'intero bottino offensivo) latita Piovaccari, lontanissimo dai livelli di Cittadella (23 gol nel 2010-11), e alle loro spalle si avverte l'assenza di un trequartista capace davvero di spostare l'ago della bilancia: Motta è un ripiego e Lazzari va a corrente alterna. Niente a che vedere, tanto per fare un esempio, con l'ispirato Saponara che a Varese ha salvato la panchina di Sarri (peccato che a Empoli non siano riusciti a costruirgli attorno una squadra degna di questo nome). Tornando a Tesser e al Novara, una buona notizia: sta per tornare Mehmeti (reduce da un infortunio che lo ha tenuto fuori cinque settimane) e il suo rientro potrebbe almeno rimettere le cose a posto in attacco. Attenzione, perché sabato arriva al "Piola" un Brescia in salute che si vuole confermare in zona playoff.
Chiudo con la Pro Vercelli. L'avventura di Braghin è giunta al capolinea. La frattura con la squadra pare insanabile (solo così si può spiegare l'ammutinamento di sabato contro la Juve Stabia dello scatenato Danilevicius, nella foto la gioia del bomber lituano) e si è deciso di confermarlo per la trasferta di Lanciano soltanto per avere modo di scegliere con calma il successore: si sono fatti i nomi di Beretta, Camolese e Dal Canto, ma in pole ci sarebbe Aglietti. Domenica pomeriggio ne sapremo di più.
Gianluca Grassi
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