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Stramaccioni e Montella, la meglio gioventù

Redazione

5 novembre 2012

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A undici giornate dall’inizio del campionato di Serie A che quasi tutti gli esperti del settore hanno pronosticato come quello del bis-scudetto della Juventus e del Napoli come il più accreditato avversario, si impone una riflessione. Riflessione che potrebbe trovare la sua inutilità, a dir il vero, anche già dal prossimo turno. Siamo infatti all’inizio di questa nuova lunga avventura agonistica del nostro massimo torneo di calcio e la classifica, come è ovvio, è ancora molto incerta e soggetta a continue variazioni. Ma al di là di queste precauzioni più che legittime, qualche ingrediente molto interessante è già evidente e riguarda due allenatori rampanti come l’interista Stramaccioni e il Viola Montella e uno, già consacrato, in difficoltà: Mazzarri. Per quanto riguarda il 36enne tecnico nerazzurro, romano, bolognese per un po’ e milanese ora di adozione, nessuno potrà più dire, anche in caso di rallentamento della corsa della sua Inter, che il ragazzo non valga e che sia stato il solito incauto innamoramento del presidente-tifoso Massimo Moratti. Al di là di aver interrotto a 49 le gare di imbattibilità della Vecchia Signora, violando addirittura per la prima volta quel terreno di gioco che sembrava impossibile per tutti (lo Juventus stadium), sta dimostrando una lungimiranza tattica che nulla ha a che fare con quella presunta sfrontatezza che qualcuno l’aveva accusato incautamente anche alla vigilia del derby d’Italia. Quello che colpisce di più, è la sua personalità e la facilità con cui Stramaccioni ha conquistato la fiducia della vecchia guardia, creando un gruppo molto unito anche con i nuovi arrivati. Cassano non escluso. Nessun muso lungo alle sue scelte, come ai tempi di Mourinho, e un entusiasmo che ha portato l’Inter dietro e a un solo punto, dalla favoritissima Juve. Per quanto riguarda il romano ed ex-giallorosso Montella, il discorso è leggermente diverso visto che dopo essere stato catapultato dai Giovanissimi della Roma alla prima squadra nel 2011 per le dimissioni di Ranieri, ha ben fatto anche lo scorso anno nel Catania. A Firenze sta confermando ciò che di buono si era scritto finora su di lui e la sua squadra diverte ed è addirittura quarta, a due sole lunghezze dal Napoli. Sulle rive dell’Arno si è passati dalla contestazione a poco più di una decina di giorni dall’inizio del torneo quando si temeva anche per la cessione del montenegrino Jovetic, alle attuali manifestazioni di giubilo. Il merito è senz’altro della proprietà, Andrea e Diego Della Valle e della strategia di mercato che ha in Daniele Pradè, il Ds, la sua punta di diamante. Ma nulla sarebbe servito se “l’aeroplanino” non avesse spiccato con decisione il volo amalgamando benissimo i vecchi con i nuovi arrivi. E come faceva quando giocava, anche adesso che sta a soffrire in panchina, i suoi giocatori, come i suoi compagni, godono delle sue intuizioni. Il discorso di Napoli e del Napoli si fa invece un po’ più complicato in quanto, nonostante le premesse della vigilia, questa squadra non sembra avere i ricambi all’altezza dei titolari e soprattutto è tropo Cavani dipendente. Quando segna solo lui o peggio non gioca, i ragazzi del sempre più preoccupato Mazzarri stentano e, come successo nell’ultimo turno in casa con il Torino, buttano al vento due punti d’oro. Sotto il Vesuvio sognano in grande e il presidente De Laurentiis era convinto di essere riuscito a risolvere il problema della rosa che l’anno scorso, per rincorrere glorie in Champions, aveva messo a rischio un posto di prestigio in campionato. Pier Paolo Cioni

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