Italia-Francia è stata inutile, come tutte le amichevoli, ma non dannosa. Non ha lasciato in eredita gol da storia del calcio, come il quarto di Ibrahimovic all'Inghilterra con una rovesciata che sarebbe stata da 'Manuale del gol' (il mitico libro anni Settanta di Vezio Melegari, con i disegni delle reti da leggenda), ma una cosa forse ancora più importante: la fiducia nel futuro. Il talento giovane è tutto da metà campo in su, da Verratti a Balotelli passando per Florenzi ed El Shaarawy (per citare solo che è sceso in campo a Parma), ma in prospettiva nessuna nazionale europea tranne la Spagna ha un bacino di talento così vasto da cui pescare. Poi se vogliamo schiacciare il tasto del disfattismo e dell'autoflagellazione facciamolo, ma l'Europeo ha dimostrato una volta di più che buone o addirittura grandi squadre possono essere il vertice di un movimento organizzato in maniera pessima (e l'inevitabile intervista ad Abete all'intervallo sta sempre lì a ricordarcelo). Dai massimi sistemi all'ultima sfida all'avversaria storicamente per noi più antipatica, in senso tecnico e psicologico, con condiderazioni pronte per essere smentite.
1) Andrea Pirlo (quello vero, non quello che con la Francia ha timbrato il cartellino per 40 minuti) è il gioco in sé, basta mettergli intorno una squadra logica. In Brasile avrà 35 anni, va conservato come una reliquia facendogli evitare queste scampagnate e magari anche qualche partita ufficiale di quelle tristi. Montolivo ha fatto bene, fra l'altro suo l'assist per El Shaarawy, ma come creatività è di un pianeta diverso. L'assente De Rossi e il presente (ma in realtà assente) Marchisio sono certezze, il centrocampo è fra i più forti del mondo ma diciamolo sottovoce.
2) L'Italia non ha giocatori di fascia brillanti (Candreva è un tuttofare ed El Shaarawy all'inizio si è adattato per poi fare quello che gli pareva) e nemmeno prevede l'utilizzo del trequartista (del resto non è che a casa sia rimasto il Baggio giovane), appena l'intensità della partita cala le difficoltà aumentano in maniera più che proporzionale. Per questo nazionali tecnicamente non superiori, come la Francia, danno la sensazione di avere più 'gioco' quando i ritmi sono bassi.
3) Siamo contro il santino mediatico di Prandelli, ma bisogna ammettere che intorno alla Nazionale ha creato e non da ieri un clima di positività che porta ad esaltare in chiave futura il (poco) buono che si vede. Per tenere alta la tensione deve sperimentare o almeno fingere di farlo. Sarà così ancora per un anno e mezzo, bisogna esserne consapevoli e aspettare il Brasile per le sentenze.
4) Il ditino questa volta lo dobbiamo puntare contro di noi, per i fischi alla Marsigliese sentiti al Tardini. Che purtroppo fanno più notizia degli applausi che li hanno zittiti. I confini fra patriottismo, nazionalismo e demenza sono a volte molto sottili. Speriamo si rinforzino, se no tanto vale guardare solo la Champions League.