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Quando la Pontaise assomiglia al Camp Nou

Redazione

27 novembre 2012

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Losanna, Brasserie du Cygne, interno Due uomini seduti al tavolo nei pressi del vecchio pianoforte. «Ma sei sicuro?» chiede il primo. «Perché no?» replica il compagno. «Perché qui non ci sono ramblas, né canali, e nemmeno un architetto ricco sfondato pronto a riempirti d’oro». «E allora? A me piace giocare e ho ancora voglia di farlo. Firmo un anno, poi vediamo». «Ma questi l’anno scorso li ha salvati la mano divina…» A Gabriel García de la Torre scappa un sorriso. «Mi stai forse parlando di pressione?» Nigeria, National Stadium di Lagos, 24 aprile 1999, Spagna-Giappone 4-0 Pressione, già. Ne devono sentire parecchia quei due ragazzini in mezzo al campo con la maglia della Spagna. Sembrano Starsky & Hutch: corvino il primo, biondissimo il secondo. Solo che al posto delle pistole usano i piedi, armi letali quando il pallone passa dalle loro parti. E il povero Giappone finalista a sorpresa del Mondiale under 20 organizzato in Nigeria non può che alzare bandiera bianca di fronte al Furie Rosse e ai loro direttori d’orchestra: Xavi Hernandez e Gabri. Anni dopo quel tipo di calcio verrà chiamato tiki taka. Finisce 4-0, Gabri segna il terzo e viene inserito nella top 11 del torneo. Una volta tornato a Barcellona, gli dicono che è stato trasferito in prima squadra. Barcellona, Camp Nou, 7 maggio 2006, Barcellona-Espanyol 2-0 Pressione? Dove, a Barcellona? Ci sono solamente cinque canali televisivi sportivi e due quotidiani che ogni giorno devono riempire 35 pagine di calcio, la maggior parte delle quali dedicate ai blaugrana. L’intervista di rito, la telefonata del giornalista per l’ultima dichiarazione, la comparsata a beneficio degli sponsor: o ti abitui o giocare nel Barcellona non fa per te. Gabri non fa una piega e sette anni filano via lisci, con tante gioie (due campionati, una Champions) e qualche dolore (un ginocchio in frantumi). Poi, in un inutile derby di fine stagione, arriva il momento dei saluti. Hutch ha perso tutti i capelli e lascia Starsky, lanciato a tutto gas nell’Olimpo dei miti. Olanda, Stadio De Goffert di Nimega, 18 gennaio 2009, Nec-Ajax 2-4 “L’Ajax? Vacci senza pensare un solo secondo”. A cuore di mamma non si comanda. Soprattutto se papà, da te salutato per l’ultima volta a sei anni, era tifosissimo di quel Johan Cruijff che nel febbraio del ’74 seguì fino a Madrid per vedere il suo Barcellona demolire a domicilio il Real “amico” del regime franchista. Per ogni barcellonista doc l’Ajax è la seconda casa: più piccola, ma con la stessa filosofia di base. Gabri lancia un’occhiata ai compagni in campo nel freddo pomeriggio di Nimega: Luis Suarez, Emanuelson, Van der Wiel, e Stekelenburg. Sembra di essere a Saranno Famosi. E poi ogni tanto nella Eredivisie si trova qualche difesa ballerina, come ad esempio quella del Nec Nijmegen, così ogni tanto possono tornare ad assaporare il gusto del gol anche coloro che di professione fanno altro. Losanna, Stade de la Pontaise, 25 novembre 2012, Losanna-Young Boys 2-1 Quasi quattro anni. Tanto è passato dal quella rete gonfiata a Nijmegen, l’ultima nella carriera “europea” di Gabri. Ma quando Abdelouahed Chakhsi ha scodellato dalla destra il più invitante dei palloni, lo spagnolo non ha potuto che rispondere presente. Alla faccia della ruggine e di un fisico segnato da mille battaglie. La classe non necessità di documenti d’identità. E il Losanna indicato ai blocchi di partenza come candidato numero uno alla retrocessione si trova improvvisamente a guardare dall’alto in basso cinque squadre, tra cui tre candidate quantomeno alla zona Europa League quali Young Boys, Lucerna e Zurigo. Finora in Svizzera Gabri era noto solamente per il tesseramento irregolare costato la scorsa stagione al Sion la squalifica dall’Europa League e 36 punti di penalità in Super League. Una penalità che, assieme al contemporaneo fallimento del Neuchatel Xamax, aveva permesso proprio al disastrato Losanna di centrare un’insperata salvezza. Oggi Gabri ci sta provando seguendo la via più breve, ovvero direttamente in campo. Camp Nou? Amsterdam ArenA? Ci si può divertire anche alla Pontaise. Articolo pubblicato su Il Giornale del Popolo del 27/11/2012

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