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Un addio alla Beckham

Redazione

4 dicembre 2012

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David Beckham è stato rovinato dalla sua immagine. Che ha fatto benissimo al suo conto in banca, ma non alla considerazione che alcuni addetti ai lavori (non solo Alex Ferguson, scarpata nello spogliatoio a parte) e il grande pubblico hanno avuto di lui nell'ultimo ventennio. Il pretesto per parlare di uno dei più grandi crossatori di tutti i tempi (nell'era moderna al suo livello ci vengono in mente Kaltz, Donadoni e Roberto Carlos) arriva ovviamente dalla sua partita di addio all'America: la finale della MLS, vinta 3 a 1 con i suoi Los Angeles Galaxy contro gli Houston Dynamo nella MLS Cup. Secondo trofeo consecutivo per i Galaxy e per Beckham. Vantaggio texano con Calen Carr, pareggio al quarto d'ora della ripresa di Omar Gonzalez, rigore di Landon Donovan e suggello di Robbie Keane. Uscita fra gli applausi di Beckham, che a 37 anni e dopo 5 stagioni nella MLS (interrotte solo dai due miniprestiti al Milan) ha salutato tutti con un anno di anticipo sulla fine del contratto dopo una stagione da 7 gol e 9 assist. Una bella chiusura di un anno amarissimo, per la stupida (in quanto dettata solo da invidia e livore) esclusione dalla squadra olimpica britannica da parte di Stuart Pearce. Ma non una chiusura di carriera, visto che può essere ancora da corsa in Europa e che non ha intenzione di smettere. Quello che bisogna sottolineare è che l'uomo che secondo il 90% dei media ha vissuto di immagine giocherà ad alto livello fino a 40 anni. E magari nel 2014 Hodgson potrebbe regalargli un ultimo hurrah. L'immagine, certo. Ma non è solo per quella che nelle periferie del mondo, nel più sperduto villaggio, Beckham è un'icona del calcio.

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