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Oggi avvenne / 8 dicembre 1980. L’uccisione di John Lennon

Redazione

8 dicembre 2012

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La sera dell’8 dicembre 1980 John Lennon veniva ucciso a New York da quattro colpi di pistola sparati da Mark Chapman, un ragazzo venticinquenne affetto da disturbi mentali, che lo attendeva di fronte al Dakota Building. Proprio nel luogo in cui nello stesso pomeriggio, Lennon gli aveva autografato una copia dell’ultimo disco, Double Fantasy (uscito tre settimane prima). Già, perché fu la mano di un fan, che si sentiva “tradito” (dal pensiero politico e religioso del suo ex idolo) a premere il grilletto per quella morte violenta. Moriva così a quarant’anni una delle icone del Novecento e il volto più celebre della storia della musica. 
Ai tempi, nel Guerin Sportivo c’era una rubrica molto amata dai lettori chiamata “Play Sport&Musica”, in cui si parlava di dischi, hit parade, televisione, cinema.È in quello spazio che siamo andati a leggere come veniva trattata l’assurda fine di John Lennon. Un’uccisione che fatto calare drammaticamente il sipario su un’epoca, proprio quando un’altra - gli anni Ottanta - stava cominciando. Ecco qua sotto l’articolo, firmato da Simonetta Martellini e Gianni Gherardi.

Giovanni Del Bianco g.delbianco@guerinsportivo.it

LIVERPOOL, 6 LUGLIO 1961. «C’erano una volta tre ragazzini chiamati John, Giorgio e Paul battezzati nel Signore. Decisero di mettersi insieme perché erano proprio i tipi da stare insieme. Quando furono insieme si chiesero: ma dopotutto per fare che stiamo insieme? Così, improvvisamente, preso su tre chitarre ricominciarono fare rumore…». Così iniziava l’articolo dal titolo “Divagazioni sulle dubbi origini dei Beatles”, che John Lennon scrisse per il Mersey Beat, primo numero, prezzo tre pence.

UN AMICO. Il Mersey Beat fu il primo giornale a interessarsi del neonato gruppo inglese. Bill Harry era un vecchio amico dei quattro e quando decise di lanciare la pubblicazione i gruppi più in voga erano Cass & The Cassanovas, Kingsize Taylor & The Dominoes, The Swinging Blue Genes e Rory Storm & The Hurricanes (in cui tra gli altri, suonava Ringo Starr). Bill, però, fin dall’inizio volle promuovere i Beatles, e non soltanto per un fatto di amicizia: aveva assistito a molte delle loro esibizioni e trovava entusiasmante la loro musica. Il Mersey Beat, dunque, fu il primo veicolo promozionale del quartetto, che ne divenne pian piano assoluto protagonista.

PERCHÉ BEATLES. Sempre Lennon, che avrebbe continuato collaborare con la pubblicazione dietro lo pseudonimo di Beatcomber (parafrasi del noto Beachcomber, umorista del Daily Express), giustificava così la scelta del nome del gruppo: «Come arrivarono a quel nome? Ebbene, ve lo racconteremo.  Fu come una visione: un uomo apparve su un piedistallo fiammeggiante e disse loro: vi chiamerete Beatles, con la A. Grazie, Signor Uomo, dissero i quattri ragazzi ringraziandolo». Beatles con la A per specificare che non erano semplici scarafaggi (beetles), ma figli dell’era beat.

I VERI INIZI. Al di là delle cronache surrealistiche di John, la realtà fu leggermente diversa: studente non molto brillante, grazie a una chitarra John Lennon si improvvisò musicista e con i compagni della Quarry Bank High School di Liverpool formò un gruppo, i Quarrymen. Era la fine degli anni Cinquanta e proprio in quel periodo avvenne l’incontro storico tra John e Paul, due temperamenti simili ma soprattutto due chitarre. I Quarrymen acquistavano via via più credibilità e non poté non giovare loro un altro incontro, quello con il vero musicista George: cominciò così un sodalizio che avrebbe fatto storia, non solo musicale. Il batterista, allora, era Peter Best. L’esplosione dei Beatles fu pressocché immediata.

VENTENNIO. Proprio nel periodo in cui ci si preparava a solennizzare i vent’anni della formazione dei rivoluzionari Beatles, è scomparso colui che ne aveva fortemente caratterizzato l’attività, nel bene e nel male: l’attualità prende il sopravvento sulle celebrazioni e un’epoca, con la morte di John è definitivamente chiusa. Era una speranza senza fondamento, ma pur sempre una speranza, quella di rivedere i quattro insieme, magari per una volta sola: la tragedia mette la parola fine a un’avventura cominciata vent’anni fa, dalle chitarre di tre ragazzi allegri, spensierati (allora), musicalmente dotati e con una grande passione in comune, il rock’n’roll.

PERSONALITÀ COMPLESSA. Lennon-McCartney: un binomio che ha firmato la maggior parte dei successi del gruppo. Ma chi era John Lennon? Nelle foto che li ritraggono nei tempi lontani dell’esordio, è quello che sorride di meno: indice di una personalità complessa, come avrebbero poi dimostrato i suoi exploit letterari, che i suoi fan non gradiscono affatto. Così Bill Harry descrive il suo primo incontro con John: «Lo notai subito, quando entrò impettito nella cantina che eravamo soliti frequentare con alcuni amici. A quel tempo, i ragazzi del college si vestivano tutti allo stesso modo, rifugiandosi in una nuova moda per sfuggire alle convenzioni. John no: stava lì, dritto come un fuso, un particolare taglio di capelli, gli occhiali con una pesante montatura nera e un giubbotto da teddy-boy. Un po’ scostante, pensai».

IL POETA. E fu ancora Bill Harry a portare alla lucele qualità di poeta di John. «Gli dissi che avevo sentito dire che scriveva poesie. Imbarazzato, John mugugnò qualcosa. Gli feci capire, allora, che ero realmente interessato a leggere cià che aveva scritto. Mi guardò, mise una mano in tasca e tirò fuori un pezzo di carta con gli ultimi versi composti. Erano totalmente diversi da ciò che mi sarei aspettato: non avevano niente a che fare con l’American Beat Generation, modello degli studenti dell’epoca. La poesia di John, farsesca descrizione di un contadino, era fresca e originale nella sua follia.  Fu una rivelazione e da quel momento in poi guardai John con occhi diversi. Il suo senso dell’umorismo era alquanto surreale e cominciai a far caso alle stranezze e allo spirito della sua personalità, delle sue azioni, di tutte le sue attività».
Considerato l’intellettuale del gruppo, John non trovò tuttavia il consenso del pubblico come scrittore e poeta. In un periodo in cui l’etichetta Beatles costituiva una miniera d’oro, il suo libro “In His Own Write” (tradotto da noi, “Vivendo cantando”) passò quasi inosservato.

YOKO ONO. Personaggio scomodo fin dai primi anni (fu lei a causare alcune gaffe, anche nei confronti della famiglia reale), col passare del tempo, Lennon, si rivelò il più complicato dei quattro: intransigente, ipercritico, tornò dall’esperienza indiana (vissuta insieme con il serafico George) ancora più scettico e introverso. Si distaccò definitivamente dall’immagine di baronetto-bravo-ragazzo quando, abbandonati la moglie Cynthia e il figlio Julian, annunciò ufficialmente la sua storia d’amore con la giapponese Yoko Ono: la conferenza stampa la tennero dal loro letto, in cui rimasero senza eccessive inibizioni per alcuni giorni, offrendosi alla curiosità del pubblico anche nei momenti più intimi.

LA FINE. Tanti i motivi che hanno portato allo scioglimento del gruppo: la morte di Brian Epstein, per prima, tolse ai quattro la guida che aveva aggiunto un’immagine giusta a musicisti eccezionali. L’ingresso di Yoko Ono nel clan, poi, con la conseguente esclusione di Cynthia, aveva creato tensioni tra i componenti, anche a causa dei rapporti che erano sempre intercorsi tra le quattro mogli. Non pochi imputarono proprio a John, il fondatore, la colpa della drastica separazione. Questi potrebbero essere, tuttavia, i motivi occasionali. I dieci anni trascorsi dal periodo d’oro degli esordi avevano profondamente mutato i quattro Beatles, ciascuno dei quali aveva vissuto diversamente le crisi esistenziali derivanti dallo spropositato successo. Musicalmente, solo Ringo poteva temere le conseguenze di uno scioglimento, ma se la cavò ugualmente. Gli altri ebbero modo di dimostrare che l’epopea dei Beatles fu vera gloria. Il rimpianto di coloro che li hanno amati, di coloro che hanno vissuto la musica dei quattro di Liverpool come una splendida colonna sonora di dieci anni di vita, assume oggi un valore definitivo: la brutale e questa volta irrimediabile fine dei Beatles è arrivata la sera dell’8 dicembre, a New York, Central Park.

(dal Guerin Sportivo 51-52/1980)

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