Numero dei tifosi dell'Udinese al seguito della propria squadra, per la trasferta di campionato a Genova contro la Sampdoria: zero. Certo: il lunedì, il freddo, la stagione di transizione, la televisione, eccetera. Tutto giusto. Però rimane il fatto che il calcio allo stadio stia morendo, almeno in Italia. E non solo nelle inguardabili serie B e LegaPro, inguardabili più per il contesto tristissimo che per il livello tecnico dei giocatori che rimane comunque buono se paragonato alle categorie omologhe delle altre nazioni trainanti. Più delle impressioni contano però i numeri. Inutile e sbagliato andare con la memoria alla mitica stagione 1984-85, quella del Verona campione d'Italia e degli oltre 38mila spettatori di media: grande campionato ma altri tempi, in cui non era possibile vedere nemmeno una (!) partita della serie A in diretta televisiva, visto che il primo posticipo di Telepiù sarebbe arrivato solo nel 1993. Parliamo quindi solo di terzo millennio, senza come al solito andare alla preistoria. Nel 2000-2001, la stagione del terzo scudetto della Roma, la media spettatori (paganti più abbonati) era di 29.441 con tutte le grandi storiche (quelle che attirano pubblico di massa anche in trasferta) presenti. Andiamo al campionato 2005-2006, importante per tanti motivi: perché a Sky si affianca Mediaset Premium, con la televisione quindi che copre totalmente l'interesse per il calcio degli italiani, perché è l'ultimo anno della Juventus di Moggi e Giraudo prima delle retrocessione in B, perché manca il Napoli, perchè per mesi (ben prima dei vari processi) le voci su Calciopoli hanno fatto intuire anche al pubblico che quel campionato sarà da cancellare. Il 2005-06 è secondo noi il primo anno di un calcio confrontabile con quello di adesso, soprattutto per motivi televisivi. Insomma, quella serie A produce una media di 22.476 spettatori. E l'anno dopo va ancora peggio, vista la mancanza della Juventus che in trasferta è la squadra che attira più spettatori: 19.711. L'anno del ritorno bianconero in serie A, il 2007-2008, la situazione ovviamente cambia: 23.887. E con il Napoli in A, nel 2008-2009, si cambia ulteriormente passo: 25,779 spettatori. E' l'ultimo guizzo di interesse per la A vista dal vivo. Perché nelle successive tre stagioni il calo è costante: 25.570, 24.901, 23.214. E arriviamo ai giorni nostri, visto che siamo quasi a metà campionato la media spettatori che si sta delineando è attendibile anche come proiezione finale: 21.876. In altre parole, nell'era moderna solo nell'anno post Calciopoli (e quindi senza la Juventus) si è fatto peggio. In altre parole, un disastro. Che non può essere imputato solo alla crisi economica, che c'era anche l'anno scorso: 1.338 spettatori di media in meno significano, proiettati su 38 giornate, oltre mezzo milione di presenze in meno. E siccome le pay-tv non se la stanno passando benissimo, nonostante le promozioni, questo significa che il calo di interesse per il calcio è generalizzato e non dipendente dalle solite spiegazioni: gli stadi, il freddo, le alternative, eccetera. E' un calo strutturale, forse indotto anche da una percezione di declino generalizzato e dalla partenza di campioni da copertina tipo Ibrahimovic. Con le grandi che oltretutto hanno timbrato il cartellino: la Juventus va benissimo, Inter, Napoli e Roma bene, il Milan si sta riprendendo. Il confronto, ripetiamo, è più impressionante con l'anno scorso che con gli anni dei soldi finti e dei grandi campioni. Di sicuro i numeri non mentono. Alla fine forse è solo che nel 2012 il calcio interessa di meno agli italiani.