Paolo Maldini come giocatore italiano, Marco Van Basten come giocatore straniero, Giovanni Trapattoni come allenatore, Giampiero Boniperti come dirigente (non che non sia stato un grande anche come calciatore), Luigi Agnolin e Paolo Casarin (ex aequo fra gli arbitri, chissà la gioia di dividere i riflettori con il rivale di sempre), Dino Zoff come veterano (ma cosa vuole dire?), Angelo Schiavio, Concetto Lo Bello, Valentino Mazzola e Nereo Rocco ovviamente alla memoria. La Hall of Fame del calcio italiano, creata l'anno scorso dalla Figc e fisicamente situata nel Museo del Calcio di Coverciano (la premiazione si è svolta invece nel salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, la votazione è giornalistica), con gli inserimenti di quest'anno è arrivata a a quota 29 e buon per lei che di miti indiscutibili, nel senso di trasversali rispetto alle varie tifoserie, ce ne sia ancora qualcuno in modo che anche la cerimonia dell'anno prossimo scorra via liscia. Visto che i nomi sono ancora relativamente pochi, può essere interessante ricordare anche i 18 introdotti l'anno scorso per inaugurare questa iniziativa che in molti hanno giudicato una triste scopiazzatura di quanto avviene negli Stati Uniti ma che in definitiva altro non è che una forma di rispetto per la nostra memoria e la nostra storia. Una bellissima iniziativa, quindi, che riscalda il cuore a tutti quelli che hanno dedicato i migliori anni della propria vita, anche solo come tifosi, al calcio. Questi quelli del 2011: Baggio, Lippi, Sacchi, Riva, Collina, Galliani, Platini, Barassi, Bernardini, Bearzot, Ferrari, Franchi, Mauro, Meazza, Piola, Pozzo, Scirea e Valcareggi. Tolti i morti, ancora in attività per la categoria per cui sono stati introdotti: Trapattoni, Lippi e Galliani (condannato per Calciopoli, forse si poteva aspettare qualche anno). E in senso stretto anche Zoff (chi non è un veterano, del resto?). Una volta completato l'elenco con i vari Rivera, Mazzola e Paolo Rossi arriveranno i problemi. Nel senso che, come si vede anche in America, la qualità dei nuovi introdotti (e ce ne devono essere ogni anno, per tenere viva la tradizione) fatalmente scenderà. I migliori anni della Hall of Fame sono questi.