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Redazione

16 gennaio 2013

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Guardiola al Bayern Monaco, pensavamo che fosse solo una suggestione di mercato in un momento in cui si può scrivere di tutto e invece è vero. Una sorta di premio alla Bundesliga come torneo calcistico meglio organizzato del mondo. Ben al di là della percezione di tutti noi cresciuti con il mito del calcio inglese, tossici di quello italiano e appassionati all'eterno Barcellona-Real Madrid di quello spagnolo. I numeri sono noti: oltre 45mila spettatori di media a partita e quasi 14 milioni a stagione ne fanno la seconda lega sportiva del mondo per successo di pubblico 'sul campo', dietro non alla Premier League inglese ma all'americana NFL che però dall'alto dei suoi 67mila e passa di media è difficilmente paragonabile (il football americano si gioca ad alto livello solo negli Stati Uniti). Tanto per non fare del disfattismo ricordiamo che la vituperata serie A, pur in calo di interesse, in questa classifica si piazza tuttora al settimo posto (nel mondo e in tutti gli sport!). In crescita i diritti televisivi, nel prossimo quadrienno di poco sopra i 600 milioni di euro a stagione, ma inferiori anche a quelli italiani: a livello internazionale la Bundesliga ha meno appeal della serie A, che questo appeal l'ha costruito con trent'anni di grandi campioni e che dovrà impegnarsi ancora per qualche anno prima di perderlo. Al bar si potrebbero fare considerazioni del tipo 'Bella forza, ma cosa ci sarà mai da fare a Gelsenkirchen se non guardare lo Schalke?', che potrebbero tranquillamente essere ribaltate sulla maggior parte delle città italiane tutte portici ed aperitivo, ma una qualità secondo noi decisiva nel successo di questo campionato è che i club non sono di un singolo padrone, che possa usarli ignorando i piccoli azionisti o comunque come biglietto da visita per altre sue attività imprenditoriali. Il limite del 49%, per singolo soggetto, al possesso di quote azionarie dei club di Bundesliga è spesso un'ipocrisia ma stabilisce un principio importante: una squadra rappresenta la passione di molte persone, non è nello spirito del calcio che un padrone o padroncino la usino come un giocattolo. Poi possiamo fare tutti i discorsi del mondo sul calcio giovanile, visto che prima della riforma del 2001 (quella che in pratica impose strutture professionistiche ai club anche a livello giovanile) quello tedesco era indietro rispetto ad altri paesi europei, ma il successo della Bundesliga nasce soprattutto da una passione condivisa e non dal fatto che il Borussia Dortmund giochi meglio del Chelsea o il Mainz dia più spettacolo del Barcellona. Poi il Bayern perde in Champions e gli indebitati vincitori fanno il po-po-po, ma la ragione rimane con i tedeschi. Con le loro 18 squadre (solo vent'anni fa fecero l'errore del campionato a 20, subito corretto), quindi un mese in meno di partite inutili, i loro titoli a rotazione (negli ultimi nove campionati hanno vinto cinque squadre diverse: Werder Brema, Bayern Monaco. Stoccarda, Wolfsburg e Borussia Dortmund), i loro stadi sempre citati e mai imitati, i megalomani tenuti a distanza o almeno disprezzati. Parlando solo di calcio non ci sono poi questi grandi segreti, nel modello tedesco. Twitter @StefanoOlivari

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