L'esonero di Gian Piero Gasperini dallla panchina del Palermo, sostituendolo con Alberto Malesani, potrà magari ispirare quei pezzi ironici anti-Zamparini che chissà perché vengono risparmiati ai proprietari di quei pochi club che raccolgono l'80% del tifo in canottiera e divano. E magari le lamentele, palesemente ipocrite (più esoneri signigficano più opportunità di lavoro), di rappresentanti dell'Associazione Allenatori (l'attuale presidente è Renzo Ulivieri, dall'alto della sua squalifica per il Totonero 1986 e della candidatura per SEL alle prossime elezioni politiche) che conoscono benissimo la realtà. E cioè che a livello teorico e didattico, per dirla con il professor Scoglio, ci sono diecimila allenatori che si equivalgono: studiano sugli stessi testi, guardano le stesse partite, fanno gli stessi discorsi. Quei pochi, pochissimi, che fanno al differenza la fanno più per la capcità di capire e trascinare le persone che per la loro 'bravura', nell'accezione del termine data al bar. Conte conosce il calcio meglio di Gasperini? Gli schemi di Mourinho sono migliori di quelli di Agostinelli? Ferguson cura la fese difensiva meglio di De Canio? Sicuramente no, ma rispetto ai colleghi meno fortunati quelli più fortunati hanno capacità comunicative e di leadership che non si insegnano e soprattutto non si imparano. Per questo non riusciamo a non essere d'accordo con Zamparini quando in assenza di un progetto a lungo termine (e questo Palermo, così come il 90% dei club italiani, di progetti a lungo termine non ne ha mezzo: diversamente non avrebbe ribaltato le cose anche in società, allontanando Lo Monaco e chiamando Perinetti) prova a rimescolare le carte, cosa che ha già fatto almeno una trentina di volte fra Venezia e Palermo, puntando sulla voglia di rilancio di un allenatore che dopo il doppio esonero (prima sostuito da Pasquale Marino e poi suo sostituto) al Genoa sa di essere salito sull'ultimo treno importante. Gasperini non ha fatto meglio di Sannino, magari con Malesani si accenderà la scintilla e non certo perché nel 3-4-3 risiede il segreto della vittoria. E quindi? A parte qualche eccezione, perché guidare verso i massimi traguardi 25 ragazzi ognuno dei quali si crede il dio del calcio richiede doti eccezionali, gli allenatori si equivalgono. E contano quindi poco o niente.
Twitter @StefanoOlivari