Le 380 partite probabilmente truccate, fra il 2008 e il 2011, di cui ha parlato il capo dell'Europol Rob Wainwright, sono evidentemente soltanto una parte della massa di eventi sospetti che guardiamo e commentiamo quotidianamente. Turchia e Germania i paesi più sporchi, facendo riferimento solo a questa indagine (chiamata 'Operazione Veto'), con molti altri ben rappresentati e l'Italia una volta tanto marginale. Fa sorridere sentir parlare di 'giro d'affari complessivo di 8 milioni di euro', di solito il volume di giocate su una partita di bassa serie A, ma soprattutto è improprio mettere insieme filoni di indagine diversi con riscontri diversissimi: per certe partite ci sono rei confessi, intercettazioni, prove, mentre per altre siamo all'evidenza matematica e cioè alla massa di puntate che va 'contro gioco' e cioè nella direzione opposta alla logica. Esempio: la squadra X che va in vantaggio contro la squadra Y e la quasi totalità del gioco che si sposta su Y ad una quota evidentemente più alta e quindi punitiva per i bookmaker, che al di là del luogo comune che li vede come i cattivi della situazione sono i principali truffati. Insomma, quella dell'Europol ci è sembrata in definitiva un'esibizione di muscoli del genere di quelle che si fanno nella lotta al doping. Chiacchiere e distintivo, in altre parole. Il problema è infatti strutturale e va ben al di là delle ultime rivelazioni di Gervasoni a Cremona o di quella tale partita del campionato belga. Ovunque ci sia possibilità di scommettere su una gara, sia che si scommetta con la Snai sia che lo si faccia con la camorra, c'è la tentazione da parte di personaggi e squadre di fascia media di agire sul risultato: magari nemmeno sul risultato principale ma su quelli collaterali, tipo gol o calci d'angolo, portando così a compimento il delitto perfetto. E' inutile e un po' razzistico pensare che il calcio professionistico sia ostaggio di qualche zingaro e di qualche cinese cattivo: il compratore non può esistere senza il venditore. E gli uomini inseguono principalmente i propri interessi, per questo è meglio prendere atto della situazione invece che inseguire una presunta 'purezza' dello sport e di chi vive di sport. Non è un caso che negli Stati Uniti, dove lo sport professionistico deve avere come base la credibilità (almeno di facciata), le scommesse sportive siano permesse solo in due stati, non certo i più importanti: il Nevada e il Delaware, oltretutto con varie limitazioni anche lì. Da appassionati di scommesse dobbiamo purtroppo dire che la credibilità del calcio passa anche dall'abolizione delle scommesse legali, in modo da tracciare una netta linea di demracazione e rendere pericoloso anche il gioco per interposta persona.
Twitter @StefanoOlivari