Cesare Prandelli ha in mano una generazione di grandissimo talento, al netto del disfattismo giornalistico di default (il vivaio della Spagna, gli immigrati della Germania, le possibilità di scelta del Brasile, eccetera), che unita ad alcune certezze (Buffon, De Rossi, Pirlo) rende sulla carta l'Italia da titolo mondiale insieme alle solite note. Non significa che l'anno prossimo in Brasile alzeremo la coppa, ma solo che non possiamo porci come poveri derelitti se non come trucchetto (ci credono più i tifosi dei giocatori) per tenere alta la tensione, ormai degno delle scuole serali per mental coach. Ma dopo il buonissimo Europeo dell'anno scorso, peraltro salvato da un Balotelli all'epoca sopportato speciale dallo spogliatoio e dallo stesso c.t. (come facilmente prevedibile, il suo ritorno in un club italiano lo ha fatto tornare bravo ragazzo), gli azzurri si sono un po' incartati. Troppo facile la qualificazione a Brasile 2014, troppo fuori tempo le amichevoli di lusso come quella contro l'Olanda. Un giorno di allenamento per far giocare con il 4-3-3 una squadra piena di professionisti che devono salvare le gambe è decisamente troppo poco, sarebbe assurdo gettare sul c.t colpe che sono della Federazione. Perché occupare questi mercoledì di amichevoli è una facoltà, non certo un obbligo. Questo non toglie che l'Olanda di Van Gaal fosse molto più giovane degli azzurri e che al di là del risultato sia stato umiliante vedere le prime azioni pericolose in attacco a 5 minuti dalla fine, con un'overdose di riserve in campo e la partita ormai sul piano della pura confusione ed in ogni caso con in campo formazioni stravolte rispetto a quelle iniziali. Per mere questioni di peso i pochi minuti giocati insieme ad Amsterdam da Osvaldo e Gilardino sono piaciuti di più di quelli di Balotelli ed El Shaarawy, anche se come talento puro non ci sarebbe stata partita: un'ulteriore prova che il calcio vero è da altre parti, con tutto il rispetto per l'attaccante della Roma (che per le sue caratteristiche è un'arma tattica importante) e per il passato di Gilardino. Di questa Olanda-Italia rimarranno quindi solo buoni ascolti televisivi, in un mercoledì che di amichevoli di richiamo ne ha messe in scena molte, ma poco altro. La Figc ha fatto girare il tassametro a spese dei club, i giocatori hanno aggiunto un 'cap' alle loro statistiche, la Confederations Cup di giugno si avvicina e nessuno in fin dei dei conti è pronto già adesso. Sono i soliti discorsi, è vero, ma sono anche le solite amichevoli senza senso: in un mondo che va avanti, dove tutti possono vedere tutto, non si può pensare di costruire qualcosa nei ritagli di tempo. Molto meglio stare un mese e mezzo di fila insieme a fine stagione che trascinarsi in questo modo solo per onorare un contratto.
Twitter @StefanoOlivari