La presunta offerta del presunto sceicco per entrare nell'azionariato della Roma è solo uno dei tanti spot contro la presenza delle società di calcio in Borsa, con il corollario di particolari giornalistici che renderanno memorabile, comunque vada a finire, questa vicenda. Dal passato di Adnan Adel Aref Al Qaddumi al Shtewi, come barista e imbianchino (ottimi lavori, ma che raramente risultano nel curriculum di un nobile mediorientale), al suo presente fatto di società semi-inattive, case modeste, figli che fanno i carabinieri (!) e frequentazioni ad alto rischio: su tutte quella con Michele Padovano, che da sola basterebbe a squalificare l'intera operazione anche se al posto di El Shtewi ci fosse Abramovich. Le battute da social network potranno essere azzerate solo dal versamento di 50 milioni di euro, entro il 14 marzo, a quello che per comodità possiamo chiamare gruppo Pallotta (la Llc) e che detiene il 60% delle azioni del club giallorosso (il rimanente 40% è di Unicredit) per l'acquisto di metà della quota di controllo. Giustamente la Procura di Roma sta indagando sull'andamento del titolo in Borsa, che in queste situazioni ha volatilità clamorosa con sbalzi anche del 10%: film già visti nella parte terminale della gestione Sensi (Rosella), con gli amici degli amici (anche giornalisti) che improvvisamente si trasformavano in Gordon Gekko de' noartri e sfilavano soldi al tifoso-azionista che vendeva o comprava fuori tempo. Ma tornando al presente, cosa sta accadendo alla Roma? La certezza è che gli 'ammericani' stanno smobilitando. Diversamente Pallotta, che è presidente da nemmeno un anno e mezzo, non avrebbe nemmeno preso in considerazione offerte. Una scelta incredibile ma reale, dopo tutti i discorsi sull'entertainment, il nuovo stadio, il marchio, Disney, eccetera. La probabilità è che in qualche modo il cerino torni in mano a Unicredit (parentesi: il presidente della Lega Beretta è tuttora uomo Unicredit), azionista di minoranza della Roma ma anche, verrebbe da dire soprattutto, suo creditore principale. Lo sceicco può essere finto, vero, semi-vero, mediatore per conto di qualcun altro, non è questo il punto. Il punto è che la Roma si appresta a vivere l'ennesima sua fase di transizione come società, con ovvie ripercussioni sul calciomercato, sulla conduzione tecnica (il caos gioca a favore della permenenza di Andreazzoli) e sui risultati. Il mistero non risiede quindi nei 50 milioni da versare, ma nel perché non si riesca a guadagnare soldi con un club che avrebbe tutto per farne guadagnare. I conti di De Laurentiis al Napoli (troppo facile citare Pozzo) stanno a dimostrarlo: quando lo scudetto non è obbligatorio, si possono evitare i bilanci in rosso anche in una grande città. Diversamente dal Napoli, però, la Roma viene percepita dai politici come qualcosa di 'politico' e paradossalmente, ma non tanto, si preferisce darla a sconosciuti che a un proprio potenziale avversario.