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Redazione

28 febbraio 2013

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La squalifica che la Uefa ha inflitto alla Lazio, due partite a porte chiuse a partire da quella con lo Stoccarda negli ottavi di Europa League più 40mila euro di multa (in realtà almeno 30 volte tanto, considerando gli incassi persi), è per Lotito la peggiore delle sconfitte. Prima di tutto perché lui è stato, fra i dirigenti dei grandi club, l'unico che abbia preso davvero le distanze anche dai 'suoi' ultras. Non risulta che Agnelli, Galliani, Moratti, Della Valle, Preziosi, eccetera, siano mai stati minacciati fisicamente, al massimo contestati allo stadio per i risultati negativi: significa come minimo che con le frange più estreme del tifo hanno un rapporto di buon vicinato, con buona pace dei discorsi sugli stadi per famiglie, il calcio come divertimento, eccetera. Discorsi utili al massimo per qualche speculazione immobiliare e commerciale, magari con il supporto di qualche legge cialtrona ad hoc. Va anche detto che la frattura fra Lotito e parte del tifo organizzato laziale non è avvenuta tanto per motivi ideologici, quanto perchè gli Irriducibili della situazione tiravano volate a gente che voleva la Lazio intesa come società (riposa in pace, Giorgio Chinaglia). La mazzata Uefa è una sconfitta per Lotito anche perché conferma in Europa l'immagine della Lazio come squadra dal tifo fascista, quando anche l'ultimo arrivato della Digos sa che oggi, nel 2013, il 90% delle curve politicizzate (ce ne sono però anche molte di vita ultrà fine a sé stessa e non bisogna dimenticarlo) si rifà a valori estrema destra. I saluti romani durante la partita con il Borussia Moenchengladbach arrivano dopo una serie infinita di episodi, dentro e fuori lo stadio (alcuni tifosi del Tottenham non manterranno un grande ricordo dei pub della Capitale) e la squalifica per i cori di Maribor. Il fascino maledetto della Lazio non ha quindi mai entusiasmato l'Uefa, fin dai tempi dell'esclusione della squadra allenata da Tommaso Maestrelli dalla Coppa dei Campioni 1974-75 (e presidente dell'Uefa era Artemio Franchi). Ma tornando alla stretta attualità, il discorso sul tifo organizzato non può essere ridotto ad una questione di squalifiche o, peggio, di un questore che può interrompere una partita se ritiene che i buuu siano razzisti. La crisi economica e la possibilità di vedere il miglior calcio del mondo a casa propria, senza nemmeno bisogno di Sky e Mediaset Premium (martedì sera Barcellona-Real Madrid è stata presente sui computer di moltissimi italiani), renderà gli stadi italiani sempre più deserti (la serie A ha una media di spettatori quasi uguale a quella del Sydney di Alex Del Piero) e sempre più ostaggio di quella che una volta era minoranza. Per questo ogni gesto idiota ha ormai un'amplificazione che solo dieci anni fa non avrebbe avuto. Il discorso di fondo è che i tifosi sono sempre di meno e che nessuno se li può scegliere. Nemmeno Lotito.

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