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Redazione

11 marzo 2013

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Il bilancio del Napoli è in nero, di sicuro sul piano contabile (è da sei stagioni che la società di De Laurentiis chiude il bilancio in attivo, lo scorso 30 giugno l'utile è stato di circa 15 milioni) mentre non lo è ancora sul piano sportivo nonostante il secondo posto in campionato adesso a serio rischio possa mette a rischio l'accesso diretto alla Champions League e in definitiva tutto un progetto che è partito dalla serie C e che non ha fallito alcuna tappa intermedia. In altre parole, un altro anno senza Champions League significherebbe la cessione di Cavani a chiunque possa mettere sul piatto i famosi 63 milioni (al massimo quattro club in tutto il mondo: Manchester City, PSG, Chelsea e Real Madrid) e la fine dell'era Mazzarri per ripartire da un allenatore che consideri il Napoli un punto d'arrivo e non una tappa intermedia verso la panchina di una delle tre grandi tradizionali (al presidente piacciono Allegri e Pioli, ma è presto per parlarne). L'ultimo mese e mezzo, con una sola vittoria, ha detto che lo scudetto è della Juventus e che la crisi, fisica e di gioco, può non essere finita. Alla fine l'avere snobbato l'Europa League, come è avvenuto per volontà precisa di Mazzarri (anche se il Viktoria Plzen l'avrebbero superato anche le riserve degli azzurri, impegnandosi), non si è rivelato una grande pensata. Al di là delle dichiarazioni, perché a posteriori tutti avevano e avevamo capito tutto, rimane il fatto che la somma dei valori dei singoli del Napoli è l'unica, in Italia, che possa essere paragonata a quella della Juventus. Peggio dei bianconeri in difesa, leggermente inferiore a centrocampo, leggermente superiore come numero di alternative in panchina, potenzialmente superiore in attacco non fosse altro che per la presenza di quel fuoriclasse che Conte vorrebbe. E prima di vivisezionare la crisi di Cavani, che non segna da otto partite (Europa compresa), bisognerebbe anche ammettere che il 3-5-2 è uguale per tutti ma Conte sa trasmettere ai suoi giocatori qualcosa in più in occasione delle partite che non si devono sbagliare. Il Napoli rimane l'unica fra le grandi italiane ad essere gestita come il mitico Bayern Monaco e senza nemmeno avere lo stadio di proprietà (che nella terra promessa del merchandising tarocco avrebbe importanza relativa, al di là dei costi da sostenere). Non ha molto senso rimpiangere un Lavezzi ceduto al massimo del suo valore di mercato e prendersela con una campagna acquisti che ha portato a Napoli giocatori di classe media come Gamberini e Behrami, dando finalmente una chance a casa sua a Lorenzo Insigne. Per molti aspetti questo era l'anno buono per il terzo scudetto, il primo del dopo-Maradona. Non è andata bene ed è difficile, considerando le situazioni di Cavani e Hamsik, che l'anno prossimo possa andare meglio.

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