Giovanni Malagò passa per essere un uomo di pubbliche relazioni, ma di sicuro la decisione di eliminare la tessera omaggio per ogni manifestazione sportiva riservata ai parlamentari non gli ha procurato molte simpatie fra i parlamentari stessi e in generale per chi vive delle loro briciole (mettiamoci anche molti giornalisti). Anche se la decisione del presidente del CONI diventerà effettiva a partire dalla stagione sportiva 2013-14, quindi ancora per qualche mese deputati e senatori vedranno partite a scrocco. Non si parla solo dell'Olimpico di Roma, come sarebbe naturale visto che l'impianto è di proprietà del CONI e a Roma per evidenti ragioni c'è la maggiore concentrazione di personaggi politici, ma di tutta Italia. Al netto della demagogia, perché i danni della 'casta' sono ben altri rispetto a una tessera omaggio, vanno precisate due cose. La prima: i benefici per i club, restringendo il discorso al calcio (perché è per le grandi partite di calcio che il posto in tribuna d'onore è uno status symbol, che va al di là del valore finanziario del biglietto: in Italia la furbizia è un valore), saranno minimi nonostante in teoria si stia parlando di posti che se messi sul mercato sarebbero costosissimi. Infatti in ogni caso si tratta di settori utilizzati per 'politica' in senso ampio (sponsor, clienti, ospiti di riguardo, aventi diritto a vario titolo), secondo la discutibile idea che a pagare debba essere sempre e solo la classe media. Seconda cosa da sottolineare: la tessera CONI non assicura automaticamente il posto in tribuna, ma deve essere integrata con una richiesta formale (basta una e-mail). All'atto pratico cambierà quindi pochissimo, perché questa richiesta da conferma di un diritto acquisito diventerà semplicemente una richiesta di biglietto omaggio che nella pratica sarà impossibile da rifiutare. Da parte dei club e da parte dello stesso CONI, che manterrà intatta la sua dotazione con buona pace dei Pallotta di turno, che nella testa hanno i posti courtside delle arene americane venduti in certi casi anche a 4mila dollari l'uno. Di sicuro quello di Malagò è stato un segnale importante, in linea con i tempi e con una anti-politica imposta dalla rabbia popolare. Una decisione normale che qualcuno non a caso ha interpretato come eversiva, da tanto che la cultura del privilegio si era sedimentata.