A José Mourinho non mancano certo i soldi: nelle ultime 9 stagioni, da quando ha lasciato il Porto da campione d'Europa, ne ha guadagnati per 50 generazioni di Mourinho. Non mancano però nemmeno il coraggio ed il gusto per la sfida, solo così si può spiegare la scelta di tornare al Chelsea dopo avere nella sua prima incarnazione ai Blues vinto tutto tranne quella Champions League che l'anno scorso ha alzato Di Matteo. L'allenatore portoghese si trova in una situazione non dissimile da quella del 'nemico' Guardiola al Bayern Monaco, ma con una significativa differenza: qualche mese fa Guardiola poteva pensare che il Bayern avrebbe vinto la Champions, ma non ne aveva certezza, mentre Mourinho il Chelsea se lo è scelto a Champions già vinta e addirittura con una Europa League freschissima conquistata dall'altro suo antipatizzante storico Rafa Benitez. Facile dire: i soldi. Quelli li avrebbero tirati fuori anche il PSG, per una comoda cavalcata in Ligue 1 e nessun obbligo di vincere la Champions, e forse altri con meno riflettori addosso. Per non dire delle telefonate quasi quotidiane di Moratti, zavorrato però da una squadra improponibile ad alto livello. Invece il Chelsea. Dove un Mourinho un po' sedato, complimentoso con tutti, nella conferenza stampa di presentazione, si è definito 'Happy One' invece di 'Special One'. Senza dietrologia, visto che in privato Mourinho ha sempre parlato in un certo modo dell'Inghilterra: finito il periodo dell'ascesa, ma non necessariamente quello delle vittorie, Mourinho ha scelto quello che ritiene il posto migliore in cui vivere e lavorare. Premier League, Londra, Chelsea. Nonostante le recenti glorie del club ed il modo, tuttora poco chiaro, in cui all'inizio del suo quarto anno divorziò da Abramovich lasciando la panchina ad Avram Grant. La considerazione finale è che Mourinho viene rimpianto da tutte le sue ex squadre, anche da quelle dove non ha vinto tutto. Il suo vero miracolo sarebbe che accadesse anche al Real Madrid.