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L’avvenire di Cassano

Redazione

3 luglio 2013

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Antonio Cassano al Parma fa venire in mente il titolo di una biografia di Vittorio Gassman, 'Un grande avvenire dietro le spalle'. Non perché il suo trasferimento nel club di Ghirardi nel quadro dell'operazione Belfodil sia per lui un male, anzi potrebbe essere l'esatto contrario, ma perché a 31 anni Cassano ha ufficialmente accettato il suo destino di genio incompreso. Roma, Real, Madrid, Milan, Inter, la Nazionale a più riprese (ma mai un Mondiale): tutti ottimi treni, con prospettive diverse, per poi scoprire che il Cassano più felice è stato quello della Sampdoria. Dove infatti ha tentato di tornare, nonostante il modo in cui si è chiuso il rapporto con i Garrone. A Parma può trovare una situazione simile, con l'età ormai avanzata che lo mette al riparo dal dover fare salti di qualità che Cassano, al di là della classe, non ha mai veramente voluto fare. Troppo puro (come si potrebbe definire uno che alla Roma litiga con Totti? Balotelli è uno della stessa razza, solo con qualche freno inibitorio in più...) per far parte di un qualsiasi gruppo, troppo bravo per giocare fra quelli che lui definisce 'sfigati' (cioé quasi tutti), troppo sicuro di sé per rinunciare a una battuta (non riportabili quelle ai difensori omaggiati di tunnel in allenamento). Cassano rimarrà la gozzaniana rosa mai colta, per sua volontà. Potrà però, anche fra qualche anno, guardarsi allo specchio senza vomitare.

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