Con Mario Gomez la Fiorentina è più forte che con Stevan Jovetic, quindi. Diego Della Valle, da imprenditore di successo e uomo di mondo quale è, ha capito da anni a cosa serva essere azionista di alcuni grandi giornali e inserzionista pubblicitario di altri. Anche a far scrivere che con un bravo attaccante di 28 anni, trascinato dalla forza del Bayern Monaco e della nazionale tedesca, la squadra viola raggiungerà quella Champions League che con un fuoriclasse (a meno che tutti, dal Manchester City al Chelsea, passando per la Juventus, si sbaglino) di 24 ha solo sfiorato. Senza contare il fatto che sul mercato c'è anche Ljajic... E che Gomez alla Fiorentina guadagnerebbe (condizionale d'obbligo, mentre scriviamo non c'è ancora l'ufficialità) di ingaggio per 4 anni circa 4 milioni netti a stagione, cioè quasi il doppio di quanto prende Jovetic. E i cartellini? Gomez costerebbe 20, Jovetic 30, bilanciando in parte il discorso ingaggi e mettendo comunque un punto interrogativo di fianco ad ogni cifra. Insomma, c'è qualcosa (anzi molto) che non torna, a partire dal parziale accantonamento del progetto giovani. Perché se quando diventano forti li si vende bisognerebbe chiamarlo progetto Pozzo. Giampaolo, non Vittorio... L'unica cosa certa è che al pubblico di Firenze è stata gettata in pasto una situazione che non sarebbe dispiaciuta al presidente della Longobarda nel film 'L'allenatore nel pallone'. Attraverso le cessioni di Falchetti e Mengoni si ottiene la metà di Giordano, da girare all'Udinese per un quarto di Zico e tre quarti di Edinho. Il problema è che Montella non è Canà, Della Valle lo paga per vincere e non per retrocedere. Sulle prime, mentre siamo (metaforicamente) sotto l'ombrellone ad aspettare il cocco, non capiamo se la squadra si è rinforzata o no. Più avanti ce ne accorgeremo.