Battuta troppo facile: fra Cesare Prandelli e Papa Francesco si è stati in grado individuare il prete solo perché erano vestiti in maniera diversa, in occasione dell'incontro in Vaticano fra il Papa e le delegazioni calcistiche italiana e argentina. Un incontro che i media, con i toni seriosi e compunti che vengono riservati di solito alle cronache dal Vaticano, hanno avuto il coraggio di definire 'informale', quando tutti erano allineati come manichini dell'Upim e fintamente attenti come in seconda elementare. L'unico informale, stando a ciò che si è visto e sentito, è stato proprio Papa Bergoglio che ha espresso concetti che, con tutto il rispetto, nel recente passato aveva espresso anche Prandelli. Primo fra tutti quello del calciatore esempio per i giovani, discorso fatto in generale ma che chissà perché tutti hanno associato a Balotelli. Come se i giovani per così dire 'normali' dovessero prendere esempio, o ricavare giustificazioni per i propri errori, dai comportamenti di ragazzi poco più anziani di loro e in certi casi anche più ignoranti. Molto interessanti invece le considerazioni di Bergoglio sullo spirito dilettantistico, che non significa assenza di stipendio (di fronte aveva non meno di cinquanta milionari) ma purezza nell'approccio al calcio e alla vita. Il gioco per il gioco, insomma, senza inerpicarci nell'interpretazione delle metafore. Teniamo per la fine quello che davvero non ci è piaciuto di questa operazione Italia-Argentina, sorvolando sull'inutilità di una partita ferragostana priva in campo delle sue stelle più luminose (Balotelli e Messi) e con il campionato alle porte: la sensazione che due grandi gendarmi del controllo sociale, religione calcio, abbiano rappresentato solo sé stessi e per guadagnarsi facilissimi titoli sui media di tutto il mondo. Del resto Pertini è ricordato soprattutto per la partita a scopa con Bearzot, Zoff e Causio che per la sua opposizione al fascismo. E' il marketing, bellezza. Chi sta perdendo quote di mercato, e non ci riferiamo solo alla religione, cerca di correre ai ripari.
Twitter @StefanoOlivari