1. Dopo la terza giornata di serie A è già possibile fare un punto della situazione, visto che si scrive (e si vive) nel presente anche se i professionisti del 'tireremo le somme a maggio' sono sempre in agguato. Cosa dire? Andate in vacanza e riprendete a leggere a maggio. Il presente dice che il Napoli è al livello della Juventus, non solo sulla carta come già aveva indicato il mercato, ma anche sul campo. Poi sulla singola partita anche l'Inter può stare al livello dei bianconeri, ma lo scontro diretto di San Siro ha dimostrato una volta di più che l'unico grande acquisto 2013 dei nerazzurri è stato l'allenatore: Mazzarri sta tirando fuori il massimo da un gruppo mediocre ma che lo segue, ben cosciente di poter aspirare al massimo a un piazzamento da Europa League. In questa fase di transizione societaria non si può chiedere molto di più. La Juventus è sempre uguale a sé stessa, non avendo punte ispirate è stata pericolosa con i soliti inserimenti dei centrocampisti: l'ambiente, anche mediatico, ha in testa principalmente la Champions League e dopo due scudetti non gli si può dare torto. Pessimo Milan a Torino per 80 minuti, con un punto portato a casa senza meriti e una serie di casi strani che il Minculpop, ormai in via di sbriciolamento, non riesce più a troncare e sopire.
2. Kakà sarà anche tornato per questioni di cuore, ma quello che è certo è che il Real Madrid (guidato da uno che lo ha allenato per 6 anni, come Ancelotti) lo ha lasciato partire usando il cervello. Come atleta è al capolinea, come calciatore ha ancora qualche colpo in canna ma di certo non con continuità. Nessuna scoperta, visto che anche le partite della Liga si giocano davanti alle telecamere, ma tante domande. Con una risposta evidente: l'arrivo low cost (anzi, zero cost e con ingaggio ufficialmente diminuito) di Kakà era parte di un progetto più ampio, che Galliani voleva perfezionare liberandosi di El Shaarawy che ormai è diventato un problema che va al di là degli infortuni. Per dirla in poche parole: puoi vivere come Balotelli ma solo se sei Balotelli. Tutto rimandato a gennaio, sempre il giovane azzurro accetti (!!!) di andare a guadagnare da un'altra parte il doppio di quello che prende al Milan.
3. Assurdo scandalizzarsi per i 17 milioni di euro netti di puro ingaggio che Cristiano Ronaldo guadagnerà da qui al 2018 stando al Real Madrid. Stesso discorso per i 14 di Messi e Ibrahimovic, eccetera. Il tumore dei bilanci dei grandi club sono i giocatori medi che ne guadagnano 5 o quelli mediocri, al confine del listone UEFA da 25, che ne 'alzano' un paio. Il calcio italiano di fascia alta, pur avendo perso i fuoriclasse da Fifa World Player, è tuttora pieno di giocatori sopravvalutati e non certo per ignoranza dei direttori sportivi. Discorsi già fatti più volte: se non interessano agli azionisti dei club, figurarsi a noi.
4. A proposito di azionisti, fonti di primissima mano ci riferiscono che Moratti avrebbe una grande voglia di fare marcia indietro nella interminabile trattativa con Thohir per la cessione del pacchetto di maggioranza dell'Inter. Molti i motivi di questo cambiamento di idea, quasi tutti riferibili alla sfera personale. Tecnicamente potrebbe ancora tirarsi indietro, non esistono impegni scritti, ma a tutte le nostre considerazioni manca un dato fondamentale: a quanto ammonta il patrimonio personale di Moratti? Visto che dalla Saras negli ultimi anni gli è arrivato ben poco... In altri termini, in quanti anni con questo tipo di gestione dell'Inter (anche l'ultimo mercato si è chiuso in profondo rosso) farebbe la fine della famiglia Sensi? Non lo sappiamo e forse non lo sa nemmeno lui. Quindi avanti con la trattativa.
5. Il dopo-Prandelli sulla panchina della Nazionale è iniziato senza ancora la certezza che ci sarà un dopo-Prandelli, nel senso che il c.t. non ha le idee chiare sul futuro e nel 2014 potrebbero in Italia non essere libere tutte le panchine importanti libere lo scorso giugno. Però è divertente registrare il valzer delle candidature e soprattutto quello delle auto-candidature. Che spesso avvengono con un 'non mi interessa' che sembra voler dire l'esatto contrario. Fra queste spicca, per l'importanza del personaggio, Fabio Capello, che a Fox Sports ha spiegato che la sua carriera si concluderà con l'esperienza da c.t. della Russia. Chiunque conosca Capello sa che valore lui dia all'italianità, non solo calcistica, e con quale affetto ricordi i suoi momenti d'oro in nazionale, primo fra tutti il gol all'Inghilterra nel 1973. Insomma, la panchina dell'Italia sarebbe la degna conclusione di una grande carriera. Al momento è però fantacalcio, visto che che il consulente globale di Abete si chiama Arrigo Sacchi.
Twitter @StefanoOlivari