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Redazione

27 settembre 2013

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1. Luca Campedelli ha dato una lezione di stile a tutto il calcio italiano, evitando piazzate contro il guardalinee Preti che con una segnalazione di fuorigioco davvero vintage (quattro difensori tenevano in gioco l'attaccante...) ha fatto annullare il gol del 2 a 1 di Paloschi alla Juventus, che poi invece il 2 a 1 l'ha portato sì a casa ma in suo favore. Coro unanime di apprezzamento nei confronti del presidente del Chievo, a cui ci uniamo (se no che unanimità sarebbe?), reso possibile da un fatto evidente al netto delle polemiche di giornata: la maggiore credibilità del calcio italiano rispetto a quello dell'era di Calciopoli. Con buona pace dei nostalgici moggiani che ancora infestano il web e ogni tanto, ci dicono, anche il sito del Guerino. Perché sembrare onesti è, per il funzionamento del sistema, più importante che esserlo davvero. In altre parole, al di là della contabilità tifosa, il peso specifico delle vittorie di questa Juventus è molto superiore rispetto a quelle dell'era Moggi. 2. L'ennesimo caso Balotelli si è concluso nel modo peggiore, con scuse mediatiche praticamente imposte dal Milan (e pare suggerite anche dal suo procuratore Raiola) e per niente sentite visto che Balotelli è convinto di essere nel giusto quando reagisce a provocazioni sistematiche come quelle viste nella partita con il Napoli. Nessun pentimento ipocrita, quindi, ma la serena consapevolezza che al Milan non finirà la carriera. Invendibile, ancora prima che incedibile, El Shaarawy a prezzi che facciano la differenza, il 2014 dei bilanci rossoneri potrebbe essere salvato dalla cessione di SuperMario. Quattro o cinque gol al Mondiale e Gareth Bale lo superiamo in carrozza. Perché di Berlusconi si legge ogni cosa in chiave politica e finanziaria, mentre il discorso Milan rimane stranamente sempre sospeso: con solo un figlio su cinque, Barbara, interessato alla materia (da qualche mese sempre meno). Di sicuro il Berlusconi vero non ci metterà altri soldi da qui a finché campa, di sicuro non è mai stato un super-ammiratore dell'uomo Balotelli (con il quale non ha condiviso solo il tifo milanista). La grande operazione è insomma iniziata, con la sportiva accettazione dell'operato degli arbitri. Che sono gli stessi giudicati inadeguati in passato, dagli stessi dirigenti, per fuorigioco sbagliati di millimetri. 3. Chi si ricorda dei morti di Italia '90? Muratori e operai che lavoravano nei cantieri del Mondiale montezemoliano (quello degli spalti mezzi vuoti, perché i biglietti erano stati dati alle aziende e non agli spettatori normali), in condizioni di sicurezza spesso sotto la decenza per colpa dei vari subappalti che di fatto facevano lavorare ditte borderline. Un fenomeno reale, anche se numericamente limitato (12 morti o 15, a seconda di come si considerassero certi lavori in rapporto al Mondiale), reso inaccettabile dall'assurdità di molte di queste cosiddette grandi opere: dal Delle Alpi al San Nicola, passando per il terzo anello di San Siro. Con i cultori dei Maracanà de' noartri trasformatisi poi in esaltatori degli stadi bomboniera: l'importante è far girare il tassametro... Ecco, per Qatar 2022 sta andando molto peggio per una ragione molto semplice: il Qatar non è un paese democratico, come fino a prova contraria è l'Italia. A questo potremmo aggiungere più di un tocco di razzismo, come denunciato dall'inchiesta del Guardian: non solo la quasi totalità della manovalanza è straniera, ma spesso vive in condizioni di schiavitù e con stipendi pagati in ritardo o mai (se questi sono gli sceicchi...), con un rischio di mortalità altissimo. Secondo il Guardian sono 44 gli operai morti fra il 4 giugno e l'8 agosto scorsi per opere in qualche modo riferibili al Mondiale. Un ritmo da guerra, a una media di 250 morti all'anno, solo che non si tratterebbe di una guerra. Chi osa criticare queste realtà si becca subito l'accusa di eurocentrismo o nel caso degli inglesi di rosicamento, ma Qatar 2022 al di là della stagione in cui si giocherà (per l'epoca il calcio delle nazionali non importerà più a nessuno) si annuncia come l'ultima (è nato nel 1936...) prodezza  di Blatter, che Platini riesca o no a scalzarlo nel 2015 dal trono della FIFA. Twitter @StefanoOlivari

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