Se al posto di Di Natale ci fossero stati Totti o Balotelli adesso staremmo commentando una guerra (in)civile e magari anche l'interrogazione parlamentare dello sfaccendato di giornata. Difficile non essere d'accordo con Guidolin riguardo al rigore assegnato all'Udinese (copn l'Atalanta in vantaggio per 1 a 0) e poi cancellato dopo il 'pentimento' dell'arbitro Giacomelli in seguito alla segnalazione del guardalinee Faverani. Il quale ha segnalato al direttore di gara che Danilo (il rigore era stato concesso per fallo di Stendardo ai suoi danni) era in fuorigioco. Ammettere i propri errori è segno di intelligenza e umiltà, quindi a prima vista non ci sarebbe alcunché da commentare. Il problema è che dal fischio di Giacomelli al cambio di rotta non sono passati pochi secondi, il tempo necessario a Faverani per attirare l'attenzione del collega, ma oltre un minuto. E che la nuova versione di Giacomelli sia arrivata dopo oltre tre minuti, in mezzo a proteste, spintoni e parole forti dei giocatori. Senza entrare nel merito della posizione di Danilo, diamo pure per scontato che fosse in fuorigioco e che Faverani abbia giudicato in maniera corretta, è evidente, anche se nessuno lo ammetterà, che siamo di fronte all'ennesimo caso di moviola in campo non dichiarata. E proprio da questo nasce l'interesse 'generale' di questo caso, visto che sul Guerino non è che ci mettiamo a vivisezionare gli episodi di gioco. Al di là del potere di intimidazione dei singoli club, che nella partita in questione escluderemmo (non è che l'Atalanta possa influire sulle carriere degli arbitri che sbagliano a suo danno, come invece avviene per altri), la morale è che conviene contestare qualsiasi decisione pesante dell'arbitro, facendo trascorrere minuti e consentendo così al classico dirigente con l'iPad di segnalare che 'La tivù ha mostrato che hai sbagliato'. In altre parole, protestare e fare piazzate conviene.
2. La Roma sta volando, oltre ogni previsione: miglior difesa e miglior attacco, un'impressione di superiorità costante. E allora come fare per azzopparla? Già solo la possibilità dell'inversione del campo di Roma-Napoli, prevista per il prossimo 19 ottobre all'Olimpico, ha scatenato ogni possibile dietrologia. Il motivo risiederebbe nella concomitanza con la manifestazione dei No Tav prevista nella capitale per quel fine settimana, con problemi di ordine pubblico che non renderebbero possibile un servizio adeguato per Roma-Napoli (due curve che si detestano, fra l'altro: insieme a quella dell'Atalanta fra le tre ritenute più pericolose dal Ministero degli Interni sulla base di statistiche oggettive). In un altro paese riterremmo più importante la sicurezza di Roma della regolarità del campionato, in Italia la questione sta per diventare un affare di Stato. Previsione? Figc e Lega decideranno di non decidere, buttando la palla nel campo del Prefetto, che ha l'autorità per cancellare eventi potenzialmente pericolosi (ma allora perché non fa rimandare la manifestazione No Tav?). Per chi tifa il Prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro?
3. Durante Milan-Sampdoria di sabato sera la curva rossonera era chiusa per la nota vicenda dei cori anti-napoletani, ma quei cori si sono sentiti lo stesso perché parte degli ultras del Milan li ha riproposti nel piazzale antistante San Siro. La follia della normativa sta quindi manifestandosi in concreto, perché se la zona davanti allo stadio fosse considerata non una strada normale ma una parte dello stadio allora scatterebbe la recidiva e il Giudice Sportivo non potrebbe fare altro che chiudere San Siro. Una specie di curiosa evoluzione del pensiero di Mao Tse Tung: colpirne cento per educarne nessuno. Con tanti saluti ai circa 23.400 abbonati del Milan, mai così pochi nell'era Berlusconi ma comunque un numero superiore agli abitanti di diversi capoluoghi di provincia. Tutte regole che non hanno sconfitto il razzismo, che esiste anche al di fuori di quei 90 minuti, ma che hanno avuto il simpatico effetto di riconsegnare le società al ricatto più o meno sottile degli ultras. Non a caso anche al Milan sono tornati i 'confronti' con la squadra, che pensavamo ormai relegati alla provincia profonda.
Twitter @StefanoOlivari