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La fretta di Beretta

Redazione

23 ottobre 2013

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Juventus contro Milan, Sky contro Mediaset, larghe intese contro Pdl, società di comunicazione di mezzo mondo contro Infront. Il quadro della situazione è questo, poco prima di una scelta decisiva per il futuro del calcio italiano. E una volta tanto non esageriamo, perché fra guadagnare dalle tivù un miliardo all'anno o 400 milioni c'è tutta la differenza che passa fra dominare in Champions League o scannarsi soltanto per i piazzamenti in patria. Sintetizziamo: la Infront, attuale advisor della Lega, sta facendo una strana pressione sulle società perché scelga subito l'advisor per il triennio 2018-2021 (i diritti tivù 2015-2018 saranno ancora trattati dalla Infront). Una mossa tipo quella di Blatter su Qatar 2022, una assurda ipoteca su un futuro televisivo che non possiamo nemmeno immaginare a 5 anni di distanza: per tecnologia, concorrenti e pubblico. Si sono ribellate Juventus, Inter, Roma, Fiorentina e poche altre, mentre il Milan presidia il territorio del suo padrone grazie ai voti apparentemente autolesionistici di una serie di società che mettono in costante minoranza le altre. Con Beretta che sulla richiesta della Infront si è mostrato possibilista. Un salumiere, un medico, addirittura un giornalista possono intuire che l'interesse di tutte e 20 le società di Serie A sarebbe quello di creare concorrenza ed in ogni caso di trattare direttamente con Sky e Mediaset (la prima attualmente dà alla Lega circa il doppio della seconda, il resto sono diritti esteri e frattaglie per gli highlights), visto che i nomi dei loro amministratori delegati sono noti e a una telefonata della Lega magari risponderebbero. Tutto molto strano, anzi no. I libri di argomento sportivo hanno di solito in Italia poca fortuna, calcio compreso, con qualche eccezione più legata alla grandezza dei personaggi che alla qualità delle opere: negli ultimi anni le decine di migliaia di copie sono state toccate solo per Ibrahimovic, Totti, Del Piero, Cassano e pochi altri, a fronte di migliaia di titoli e di operazioni in chiave tifosa. Con tutto l'amore che abbiamo per i libri e per il calcio non è detto che questo sia un male, visto che quasi mai in queste biografie ci sono storie inedite o più interessanti  di quelle rintracciabili con una modesta ricerca sul web. In Inghilterra la situazione è molto diversa ed è per questo che la seconda autobiografia di Alex Ferguson è un successo annunciato, al punto che i bookmaker prevedono (la quota è intorno all'1,90) che 'My Autobiography', che stando alle anticipazioni (di solito contengono i pezzi più forti) è piena solo di aria fritta, sarà il libro più venduto a Natale in Inghilterra davanti al terzo libro della serie di Bridget Jones. Inimmaginabile, anche per i titoli italiani più fortunati (al top 'Io, Ibra' con oltre 170mila copie vendute') battere in classifica opere più trasversali come quelle di cucina o i besteselleroni con maghetti, Templari, Leonardo o sette sataniche. Situazione che viene sottolineata dalla collocazione della sezione sportiva (le rare volte in cui esiste) nelle nostre librerie: quando va bene affiancata a 'Tempo libero' (ma cosa vuol dire?) o 'Hobby e giochi'. La prima intervista italiana a Erick Thohir è arrivata ed il merito va dato a Repubblica. A Ettore Livini il neo-azionista di maggioranza dell'Inter ha spiegato le sue idee sul futuro, senza sbilanciarsi troppo ma lanciando un messaggio minaccioso quando ha parlato della necessità di studiare la situazione interna della società, intesa come spese ma soprattutto come numero di persone che ci lavorano. Doverosi i complimenti a Mazzarri, visto che non è lo sceicco che comprerà Messi sarà importante tenersi stretto un allenatore che tira fuori il 100% da gruppi di livello medio. Se sulla nuova dirigenza e sul calciomercato tutti possono dire tutto, non altrettanto si può dire dell'assetto proprietario. Moratti al momento si tiene stretto il suo 30%, che non ha vincoli e potrebbe valere molto se la società continuasse ad avere bisogno di ricapitalizzazioni: il suo orizzonte è di due anni e per le sue scelte future saranno decisivi vari parametri, non ultime le risorse derivanti dall'azienda di famiglia. Nel 2015 potrebbe lasciare definitivamente, rendendosi conto di contare zero in un club dove è stato tutto e vendendo a un nuovo personaggio, oppure (noi propendiamo per questa ipotesi) riconsiderare l'operazione. Essendo Thohir e soci uomini di finanza, se il prezzo sarà giusto saluteranno con un superguadagno dopo avere traghettato l'Inter verso una gestione più al passo con i tempi. Twitter @StefanoOlivari

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