La semi-vendita dell'Inter a Erick Thohir e ai suoi soci Roeslani e Soetedjo è a prima vista l'ultimo dei grandi errori commessi da Massimo Moratti in 18 anni alla guida del club, in mezzo anche a tante scelte giuste (diversamente non sarebbero arrivati cinque scudetti e tutto il resto). Lo sarebbe perché l'imprenditore indonesiano non ha alcuna intenzione di fare investimenti a fondo perduto ed intende finanziare le future campagne acquisti non con soldi 'esterni' ma con incassi derivanti da non si sa bene che cosa, a meno che in Asia centinaia di milioni di persone impazziscano e si mettano a comprare le maglie ufficiali di Rolando e Icardi. In altre parole Moratti avrebbe potuto tenersi l'Inter ingaggiando due o tre bravi dirigenti, quelli che gli sono quasi sempre mancati, e spiegando ai tifosi che l'era delle grandi spese è finita. In più c'è il fatto che Thohir, ammesso che si tratti di un genio del marketing, non avrebbe in ogni caso le mani libere perché esistono una serie di paletti che di fatto rendono questa operazione una semi-vendita. Da alcuni 'simpatici', per usare una terminologia morattiana, come il mantenimento di Inter Campus, ad altri più pesanti come una sorta di diritto di veto sulle grandi operazioni di mercato. Situazione che fa comodo anche a Thohir, chiaramente, visto che la frequenza delle interviste di Moratti non è diminuita (l'ultima alla Hall of Fame) e che la faccia dell'Inter continua ad essere quella di Moratti. Seriamente, anche se l'Inter andasse in B nessuno si metterebbe a contestare Thohir, anche perché il biglietto per Giacarta costa più di quello della metropolitana. E quindi? Thohir è l'uomo ideale per dare un po' di respiro ai Moratti, se fra tre anni la Saras tornerà a pompare utili e gli si potrà fare una buona offerta se ne andrà di sicuro: tanto per lui Lione o Valencia sarebbero la stessa cosa, al di là del tifo giovanile per Civeriati e Garlini (bravo comunque nel citare Ventola e Fresi, si vede che sa scegliere gli addetti alla comunicazione o almeno i ghostwriter) Ma soprattutto è l'uomo ideale per ripulire e riorganizzare l'Inter su basi più moderne e soprattutto leggere, senza andarsi a imbarcare in progetti monstre (evidente la sua freddezza sull'ipotesi di abbandonare San Siro). 3 anni a metà classifica non danneggeranno troppo il marchio, visto che non ci sono riusciti nemmeno 45 anni senza la Champions League, e il pianeta è tuttora pieno di ricchi veri che cercano una passerella nel vecchio mondo. Thohir, non fosse che per il resto delle sue attività e per il modo in cui ha già parlato a molti dipendenti (di ogni livello) dell'Inter, non è solo fumo. Ma è probabilissimo che sia di passaggio, un passaggio neppure tanto lungo.