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Redazione

12 dicembre 2013

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Solo la miracolosa e per certi versi eroica qualificazione del Milan agli ottavi di Champions League eviterà il diluvio di considerazioni sulla serie A che è finita, sui campioni che non vengono più da noi, sui meravigliosi anni Novanta (sta iniziando il revival degli anni Novanta, brutto segno…). Ma anche se la squadra di Allegri fosse uscita di scena non si sarebbe potuto evitare di scrivere che il Napoli si è dimostrato dello stesso livello di Borussia Dortmund e Arsenal (un'eliminazione a 12 punti non si era mai vista nella storia) e che la rosa della Juventus vale molto di più di quella del Galatasaray.E quindi? A Benitez hanno detto male solo alcune combinazioni, perché in Europa anche nelle due partite perse (a Londra e a Dortmund) il livello del gioco è sempre stato alto. Ma questo non toglie che se in campionato facesse peggio del secondo posto (scenario possibile, vista la Roma 2013-14) il 'progetto' di cui un De Laurentiis piuttosto sedato ha parlato terminerebbe il prossimo giugno. Diverso il discorso per Conte, perché la prematura eliminazione è quasi tutta sua. 6 punti in 6 partite (le due con il Real Madrid quelle migliori), una certa sfortuna nel pareggio a Copenhagen (comunque con il Copenhagen, non con il Barcellona), ma soprattutto una pessima gestione della doppia sfida con il Galatasaray. A Torino senza la giusta concentrazione contro i turchi allo sbando (Mancini era arrivato da un giorno, non conosceva nemmeno i nomi di tutti i titolari), a Istanbul con alibi preparati fin da prima del fischio di inizio ed una rigidità tattica assurda su un campo così pesante. Dall'invenzione del calcio un campo quasi impraticabile favorisce chi deve portare a casa il pareggio, a cui di solito basta spazzare il pallone: infatti Mancini era chiaramente a favore del rinvio mentre la posizione di Conte e della Juventus è sembrata netta solo a posteriori. Poi la Uefa ha preteso che si giocasse e di fatto la decisione è stata sua, attraverso l'arbitro Proenca e il delegato Uefa. Decisione sbagliata per lo spettacolo, forse, ma non certo un complotto contro Conte. Che l'ora residua se l'è giocata malissimo, dimenticando che in una situazione del genere avendo Llorente i lanci lunghi alla Bonucci sarebbero stati l'unico schema possibile. Invece la squadra non ha saputo cambiare pelle, oltretutto con in campo i peggiori Vidal e Pogba da un anno a questa parte. E il Galatasaray, cercando le sponde e i rimpalli di Drogba, ha avuto molto di più che dagli inserimenti di Eboué e Riera sulle fasce. Insomma, Mancini è stato nell'occasione più bravo di Conte: non è un insulto, perché per i talebani ogni critica è un insulto, ma una constatazione. Curiosa, visto che anche a Mancini da sempre viene imputata la mancanza della fantomatica 'mentalità internazionale', come se battere la Roma fosse più facile che superare il Galatasaray. Se poi vogliamo dire che un 35enne che era andato a giocare in Cina, come Drogba, e un giocatore di talento svenduto dall'Inter che in Italia non aveva mercato (il Milan aveva ritenuto il suo ingaggio troppo alto), come Sneijder, siano i fenomeni che da soli cambierebbero le sorti del calcio italiano possiamo pure dirlo. Una 'grande inchiesta' riciclata non si nega a niente e a nessuno. Ma come al solito conta il presente. Quello di Conte significa terzo scudetto consecutivo, ma senza però poter fare la voce grossa per il mercato perché la rosa della Juventus è inferiore solo a quella dei superclub dalle spese senza limiti. Agli occhi di Agnelli ha comunque perso punti, perché questo fallimento è in gran parte suo come in gran parte suoi (e di Pirlo, che Istanbul non c'era) sono stati gli scudetti.

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