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Modello inglese e forconi italiani

Redazione

13 dicembre 2013

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Gli scontri fuori da San Siro, in qualche caso anche lontanissimo da San Siro, fra ultras del Milan e dell'Ajax, mentre durante la partita tutto è stato relativamente tranquillo, hanno riportato l'attenzione su un problema che non è solo di Nocera Inferiore o del calcio. Il mitizzato modello inglese, quello sognato dai non inglesi che ambiscono a farsi regalare spazi commerciali dai comuni, non riguarda infatti solo gli stadi-salotto con l'indotto commerciale che spesso supera l'incasso del botteghino (con biglietti peraltro da classe media, spesso faticosi da comprare per la maggior parte del pubblico 'di una volta'). Il modello è anche un modello più o meno consapevole di gestione dell'ordine pubblico, con le frange marginali della società spinte a sfogarsi lontano dal calcio ed in generale lontano da posti con grande visibilità. Non è (ancora) la situazione italiana, ma è senz'altro quella olandese. Prendendo in considerazione solo l'Ajax, perché forse lì il peggio lo si trova con Feyenoord e Den Haag, bisogna dire che i vari F-Side, AFCA e Vak 410, per citare i gruppi ultras più famosi (o almeno quelli che vediamo da decenni nelle varie trasferte), bisogna dire che da fine anni Ottanta la dirigenza del club ha fatto di tutto per rendere difficile la vita da stadio ai suoi ultras: cambiandoli di settore, riducendo i loro spazi, obbligandoli con steward 'veri' (non i pensionati scrocconi di biglietti omaggio di altre latitudini) a rispettare il posto scritto sul biglietto. Poi nel 1996 la chiusura del glorioso De Meer e l'emigrazione nella moderna Amsterdam Arena ha fatto il resto e adesso assistere ad una partita ad Amsterdamo non è proprio come andare a teatro ma quasi. La data spartiacque è quella del 23 marzo 1997, non a caso durante la prima stagione di Amsterdam Arena. E' la data della cosiddetta 'Battaglia di Beverwijk', dal nome della piazzola autostradale dove i ragazzi dell'F-Side e quelli del Feyenoord si diedero appuntamento per ammazzarsi di botte. Con 'ammazzarsi' che non è un modo di dire, perché un morto, oltre a centinaia di feriti, ci fu davvero. Da lì in poi in mezza Europa gli ultras addomesticati allo stadio o proprio dallo stadio cacciati hanno portato la violenza sulle strade. In qualche caso una violenza su appuntamento, in altri semi-casuale. L'Italia è stata finora un'eccezione, per una precisa (anche se non ufficializzabile) scelta di tutti i ministri degli Interni: meglio uno spiegamento di forze di polizia in spazi e tempi limitati che una situazione di perenne tensione nelle strade. Visto il momento che stiamo vivendo, fra forconi e altri movimenti di protesta contro tutto senza una guida e nemmeno una strategia, forse non è il caso di spingere l'acceleratore sullo stadio-salotto, per un pubblico che oltretutto non c'è (la famiglia che spende 500 euro in un pomeriggio senza rendersene conto, il sogno di ogni direttore commerciale). Qualche coro demente e qualche striscione razzista non hanno mai ammazzato nessuno. È la triste ma realistica politica del male minore. Twitter @StefanoOlivari

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