Magari Barbara Berlusconi riporterà il Milan in cima all'Europa e anche al campionato italiano, quando questa coabitazione forzata con Galliani sarà terminata, ma di sicuro non riuscirà mai a realizzare un colpo come quello che lo storico amministratore delegato rossonero ha messo a segno con Kakà. Comprato ventunenne nel 2003 dal San Paolo per 8,5 milioni di euro, quando era già nazionale brasiliano e campione del mondo (sia pure da riserva). Venduto declinante nel 2009 al Real Madrid per 65 milioni di euro e ripreso come presunto bollito l'estate scorsa per niente. Riportiamo cifre note, quelle ignote evidentemente non le conosciamo (magari non ce ne sono nemmeno, di ignote, anche se in questo senso il curriculum del club non è luminoso: basti pensare a Lentini...). Con il contorno di voci, insinuazioni, soffiate mediche di corridoio che non erano infondate ma che non tenevano conto di una semplice realtà: quelli del girone di Kakà partono da un livello così alto che anche quando sono vicini al capolinea sono sufficienti per vincere le partite contro l'Atalanta e forse anche di più. Perché non stiamo parlando di un kicker, di uno che gioca da fermo, ma di un campione che ha sempre fatto della progressione palla al piede la sua arma letale. E quindi? Per questo Milan senza una vera rotta e parzialmente abbandonato dal pubblico, che aspetta la scommessa Seedorf (ma anche Sacchi e Capello ai loro tempi erano state scommesse, non è che si possa vivere solo di usato sicuro), Kakà è il leader ideale così come il vero Kakà era perfetto in un Milan ambizioso.