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Redazione

8 gennaio 2014

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Tutti a chiedere al 37enne Totò Di Natale di ripensarci, a partire dal suo presidente Pozzo. Nessuno che chiede apertamente al 41enne Javier Zanetti di ritirarsi, anche se i suoi sfiatati record di presenze servono solo a riempire articoli senza fantasia. Qualcuno che chiede a Prandelli di fare un pensiero al 37enne Luca Toni, come se in Italia mancassero gli attaccanti di medio livello. In questa fissazione-esaltazione per i vecchi, che non è solo nostra, ci sono aspetti infantili: il campione deve essere eterno, sfidare il tempo, dare un punto di riferimento sicuro a chi non ha voglia di informarsi. Ma questo vale per i tifosi. I dirigenti, invece, di solito usano il totem per mascherare le proprie strategie o per dare al pubblico un capro espiatorio nei momenti difficili: Totti, al di là del valore tecnico, è quasi sempre stati usato (e si è lasciato usare, perché in fondo gli è convenuto) in questa chiave. Non è un caso che a rifuggire da questa logica siano solo Milan e Juventus, cioè i club che negli ultimi 25 anni hanno vinto di più. In rossonero la catena di comando è molto chiara: Berlusconi-Galliani e stop, sperando che l'entusiasmo di Barbara si attenui, per questo quasi tutti gli ex fuoriclasse sono stati allontanati o ridimensionati: da Rivera a Paolo Maldini, passando per Van Basten, Baresi, Boban e Gullit. Ancelotti è stato un'eccezione, peraltro non direttamente ma dopo le tappe di Coverciano, Reggio Emilia, Parma e Torino. Più soft la durezza bianconera verso i grandi ex, anche perché lo stesso Boniperti era un grande ex. Di fatto solo Bettega ha avuto un qualche ruolo, anche se mai ha avuto in mano il potere vero (del resto con Moggi e Giraudo intorno sarebbe stato impossibile). La stessa gestione della vicenda Del Piero ha confermato questo tratto caratteristico: Alex, ti abbiamo voluto bene, ma arrivederci e grazie. Saper recidere il legame con i grandi campioni, al momento giusto, è un'arte che consente di rigenerarsi. Richiamandone al massimo uno alla volta. Tirarla in lungo non ha senso. In questo il pubblico è molto più avanzato culturalmente del giornalista e della sua retorica sui vecchietti che non mollano mai. E quindi? Se Di Natale non ha più voglia di essere criticato, si ritiri tranquillamente. Mentre per Zanetti ci sarebbe bisogno di qualcuno che lo accompagnasse, con rispetto, alla porta.

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