Cristiano Ronaldo è così forte che è riuscito a vincere il Pallone d'Oro abbattendo due muri. Quello del sentito dire, per cui giornalisti ma soprattutto addetti ai lavori votano per il vincitore dell'anno prima (solo così si spiega il secondo posto di Messi, alla peggiore stagione da quando è diventato Messi ma conquistatore delle prime tre edizioni del 'Ballon d'Or' nella versione congiunta FIFA-France Football). E quello dei trofei alzati, perché nel 2013 il Real Madrid non ha vinto né la Liga né la Champions. La presunta antipatia di Blatter nei suoi confronti evidentemente ha contato meno del marketing e anche degli occhi dello spettatore neutrale. Difficile in ogni caso manovrare i voti di 184 paesi: per ognuno 3 voti, fra giornalista (anche se in 11 casi il voto giornalistico è mancato, per mancanza di… giornalisti), commissario tecnico e capitano della nazionale. Saltando a piedi pari le considerazioni disfattiste sul nostro calcio (un solo italiano, Pirlo, fra i 23 votabili, più mezzo Cavani se vogliamo considerare tutta la serie A), va detto che anche nella stagione in cui il Mondiale torna in Sudamerica dopo 36 anni nessun giocatore di alto livello gioca in club sudamericani: giusto mezzo Neymar, che ha lasciato il Santos per il Barcellona. Dei 23 grandi attualmente 7 giocano in Bundesliga (6 nel Bayern), 6 nella Liga, 5 in Premier League, 4 in Ligue 1 (3 nel PSG) e uno in serie A. Inutile fare confronti con un passato glorioso, basta pensare all'anno scorso di questi tempi: quando Messi fu premiato nei 23 campioni del 2012 c'erano 3 italiani (Pirlo, Buffon e Balotelli) e 2 sole presenze per una squadra italiana (la Juventus) nonostante l'ottimo secondo posto all'Europeo. In altre parole, non è solo una questione di valore sportivo: il livello medio di ciò che si vede in campo in Ligue 1, Liga e Bundesliga non è superiore a quello della serie A, ma anche di quell'immagine che per i giurati del Congo o della Nuova Zelanda (che peraltro hanno le stesse possibilità nostre di vedere le partite) ha la sua importanza. Non diciamo nel Livorno o nel Sassuolo, ma anche nella stessa Juventus (che il suo campionato nazionale l'ha vinto, al contrario del Real), Cristiano Ronaldo a parità di rendimento avrebbe vinto questo trofeo individuale? La risposta è scontata: no. Anzi, sarebbe stato messo sul mercato come sul mercato è di fatto Pogba (non bisogna essere maghi per prevedere una sua presenza fissa in queste classifiche nel decennio a venire). Per questo, al di là di mille considerazioni e tavole rotonde, il problema è che a parità di soldi e maggior ragione con meno soldi la serie A venga percepita come di passaggio dai giocatori che fanno la storia del calcio. E adesso torniamo ai giardinetti a ricordare Zico all'Udinese e a leggere articoli sul fair play finanziario.