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L’occasione (persa) di Guidolin

Il valore della Coppa Italia e il sogno infranto per l'Udinese di giocarsi la finale.

Redazione

12 febbraio 2014

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La Coppa Italia entra nel vivo (ok, siamo alle semifinali, ma meglio tardi che mai) e acquista all’improvviso quell’interesse che raramente ha avuto nei turni precedenti. Proprio il posto in Europa League e la possibilità di mettere in bacheca un trofeo (per molti club, l’unica possibilità, come nel caso dell’Udinese) ridanno vigore alla bistrattata coppa nazionale. Ma il posto in Europa e il trofeo in palio, c’erano sin dall’inizio, ed è questo il motivo per cui proprio non comprendiamo quei club (tutti) che danno importanza al trofeo, solo una volta raggiunto il lotto delle prime. Ormai sembra più chic giocare i primi turni con le riserve, anche da parte dei club minori: d’altronde in questa edizione abbiamo visto il Trapani sfidare l’Inter con dieci riserve (tanto al Trapani capita tutti i giorni di giocare a San Siro…). La scorsa estate avevamo scritto un articolo intitolato “Coppetta Italia”, lamentandoci per la folta presenza delle seconde-terze linee, per un tabellone grottesco, che pone le squadre più forti sempre in casa e che solo dai quarti di finale prevede incroci tra le grandi, e per una formula stramba che prevede gare secche, tranne per le semifinali, unico turno formato da gare di andata e ritorno. All’orizzonte non si vedono scossoni e la formula è già confermata per l’anno prossimo. Obiezione: anche in Inghilterra le semifinali di Coppa di Lega sono andata e ritorno. Appunto, nella Coppa di Lega. Non nella FA Cup, che dovrebbe essere il vero riferimento per tutte le coppe nazionali. E poi se dagli inglesi non copiamo nemmeno le cose giuste, perché farlo con quelle sbagliate? Quanto alla prima semifinale giocata: per Francesco Guidolin sfuma la possibilità di portare in Europa l’Udinese per il quarto anno di fila. Sarebbe stato un grande colpo da parte del tecnico friulano, da molti considerato alla fine di un fantastico ciclo (forse lo pensa anche lui), riuscire nell’impresa, anche in un anno avaro di emozioni. Dopo un quarto, terzo e quinto posto in Serie A, i bianconeri sono questa volta sono in un mediobassa classifica, ma il passaggio del turno (dopo aver fatto fuori Inter e Milan) avrebbe trasformato la stagione da transitoria a indimenticabile: l’unica finale dell’Udinese risale infatti al 1922, persa contro il Vado, nella prima edizione. Guidolin probabilmente si è stancato di prendersi "solo" gli applausi di tutta Italia, giunti anche ieri in una partita che l'Udinese avrebbe meritato almeno di portare ai supplementari (si pensi al palo di Di Natale, alle grande parate di Neto e all'occasione mancata da Nico Lopez). L'allenatore veneto sognava il trofeo, per mettere un sigillo ai suoi anni friulani e per bissare la Coppa Italia vinta con il Vicenza, nel 1996-97. Ripetersi con un club fuori dal solito giro, avrebbe confermato anche nell'albo d'oro i meriti che tutti gli riconosciamo: ma gli applausi scorrono, i palmarès restano. A Roma andrà la Fiorentina: Montella e i Della Valle cercheranno di cogliere il primo successo nelle rispettive carriere di allenatore e presidenti. Una buona notizia per tutte le squadre che vanno dal quinto al decimo posto: anche la sesta piazza vorrà dire Europa League. Giovanni Del Bianco

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