Joseph Minala magari non avrà 42 anni invece di 17, come ha rivelato un sito senegalese poi duramente attaccato dalla Lazio (che ha minacciato azioni legali: non abbiamo idea della velocità della giustizia a Dakar. ma fossimo in Lotito non conteremmo troppo su quei soldi…), però di sicuro il suo caso ha riportato l'attenzione su un problema che rende meno credibile il calcio giovanile e che soprattutto altera certe quotazioni di mercato. Il centrocampista camerunense, ufficialmente nato il 24 agosto 1996 e quindi a pieno titolo arruolabile nella Primavera, è solo l'ultimo di una serie di casi che la caduta di fatto di ogni frontiera porta a fronteggiare. Balzato agli onori, si fa per dire, della cronaca, non tanto per le illazioni fatte da Afrik Foot e da altri media ma perché un altro sito, senego.net, ha riportato una presunta ammissione di 'colpevolezza' di Minala, giustificata con il fatto di dover mantenere tutto il resto della famiglia. Uscendo dal caso Minala (giudicate voi, come dicevano una volta a Telepiù) e parlando in generale, è evidente che a parità di valore tecnico e fisico un giocatore di 17 anni vale più di uno di 25, quindi è ovvio che i sospetti ci possano essere sempre e che tratti del viso da adulti non facciano che aumentarli. Con rabbia di chi ha davvero 17 anni e al confronto appare inevitabilmente meno di prospettiva, con ripercussioni molto concrete su ingaggio e opportunità di carriera. Ecco, se sul web si ride di queste vicende chi vive di calcio ride di meno. Da Minala, a maggior ragione se ha davvero meno di 18 anni e quindi è stato diffamato, a tutti gli altri… Oltre ai soldi c'è poi anche il discorso sportivo, perché tutti dicono che i settori giovanili devono formare uomini e giocatori per il futuro ma poi all'atto pratico vogliono vincere la loro coppetta nel presente. Il Mondiale Under 17 (non prendiamo in considerazione l'Under 20, perché un ventenne 'vero' ha comunque la struttura fisica formata di uno 'finto') è stato vinto, nella storia, dalle corazzate ma anche da nazionali come Nigeria, Arabia Saudita, Ghana e Messico. Che nel mondo 'adulto' hanno poi schierato formazioni senz'altro dignitose, ma mai nemmeno avvicinatesi alla Coppa del Mondo vera. E ci fermiamo ai vincitori, perché vicino al titolo, in zona semifinali, sono arrivati anche Guinea, Burkina Faso, Bahrein, Qatar, Oman… Discorsi scomodi, perché chi li fa viene accusato in automatico di razzismo, ma perché un diciassettenne italiano (curiosità: solo una volta gli azzurrini sono arrivati fra i primi quattro, con la squadra di Pessotto, Gallo, Cappellini e Micillo) deve considerare una sfortuna il fatto di vivere in un paese con un'anagrafe credibile? Conclusione: la verifica della reale età dei giocatori non è una fissazione legalistica o statistica, ma una necessità per evitare danni a chi è onesto o anche solo costretto ad esserlo.