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Le panchine bollenti della Serie A

Nove squadre su venti hanno cambiato tecnico. Vediamo a chi è convenuto e a chi no.

Redazione

5 marzo 2014

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L'avvicendamento tra Malesani e Di Francesco è il dodicesimo di questo campionato. Vediamo tutti i cambi in panchina fatti finora. Sfatando il mito che "cambiare non conviene", vediamo invece come ad oggi, nella maggior parte dei cambi, la sostituzione abbia fatto bene alle squadre. È incredibile, quello sì, che ben nove squadre su venti, abbiano dovuto esonerare il loro allenatore, sconfessando di fatto le scelte estive. Giusto il tempo di cominciare ed ecco i primi cambi. Il 29 settembre il Genoa ha esonerato Fabio Liverani, alla sua prima panchina in Serie A, per richiamare Gian Piero Gasperini. Dalla scommessa all’usato sicuro, visto che Gasperini è l’autore delle pagine più belle della storia recente del Grifone. Della parentesi di Liverani, i tifosi rossoblù ricorderanno la vittoria per 3-0 nel derby d’andata. Poi è stata la volta dell’avvicendamento Maran-De Canio, all’ottava giornata. Un cambio troppo precipitoso, tant’è che la dirigenza etnea è poi tornata sui suoi passi, richiamando a gennaio Maran (che l’anno scorso ha fatto il record di punti, 56, del Catania in A). Un avvicendamento che ha funzionato alla grande è quello della Sampdoria, passata a novembre da Delio Rossi a Sinisa Mihajlovic. Spenta e priva di motivazioni prima, grintosa e affamata dopo. Per il quarto anno consecutivo, i liguri hanno cambiato allenatore in corsa. Con il serbo, hanno ritrovato un’identità. A novembre ha cambiato guida tecnica anche il Chievo. Da Sannino (poi accasatosi al Watford, nel Championship inglese) a Corini. Anche qui, un ritorno, visto che il “genio” lo scorso anno portò a una tranquilla salvezza i clivensi. Il Corini-bis sembrava funzionare alla grande, ma la classifica è peggiorata a vista d’occhio e sono riemersi alcuni problemi di inizio stagione, una volta esaurita la carica portata dal nuovo tecnico. La salvezza è chiaramente alla portata, ma forse dovrà passare con più patemi di quando potesse sembrare in un primo momento. Il 2014 si è aperto con l’esonero di Vladimir Petkovic: Lotito non gli ha perdonato la classifica così così e l’incarico accettato con la Svizzera a partire dalla prossima stagione. Anche in casa laziale, si è tornati all’antico, richiamando il predecessore di Petkovic, Edy Reja: i risvolti sono stati positivi. La Lazio è ad appena due punti dall'Europa League. A gennaio è stato licenziato anche Stefano Pioli, sfiduciato dalla dirigenza bolognese già da prima di Natale. Al suo posto, Davide Ballardini, il cui compito è quello di ottenere la salvezza senza Alessandro Diamanti, partito per la Cina. Il 13 gennaio il licenziamento è toccato a Massimiliano Allegri: fatale la sconfitta con il Sassuolo. Il Milan ha anticipato a gennaio la mossa che avrebbe fatto il prossimo giugno. Allegri era ormai al capolinea ed egli stesso aveva dichiarato che a fine stagione se ne sarebbe andato. Ecco allora al suo posto Clarence Seedorf, chiamato dal Brasile, dove ancora stava giocando. L’olandese ha appeso in fretta e furia le scarpette al chiodo e ha lasciato il Botafogo per tornare a Milanello. Nello stesso turno di campionato è saltata anche la panchina di Davide Nicola del Livorno. Il tecnico della promozione labronica, ha pagato gli scarsi risultati e l’ultimo posto in classifica. Il suo sostituto ad interim, Attilio Perotti (dopo anni di inattività come allenatore), si è accomodato in panchina per una sola giornata, poi è tornato a fare il direttore tecnico. Il 21 gennaio, Spinelli ha deciso di affidare la squadra a Domenico Di Carlo, già in passato giocatore della squadra toscana. A fine gennaio, il primo dei due cambi al Sassuolo. Eusebio Di Francesco, eroe della promozione dello scorso anno, viene sollevato dall’incarico, in favore di Alberto Malesani. Dopo cinque partite senza vittorie, il tecnico veneto viene sostituito dal suo predecessore. Un cambio, chissà perché, persino preventivabile. Giovanni Del Bianco

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