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Redazione

31 marzo 2014

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Quante persone può portare in piazza, magari a Roma sotto la sede della FIGC, il Sassuolo? Quanti opinionisti o seconde voci caldamente 'consigliate' a tivù free e pay sostengono le cause del club emiliano nella tante situazioni fifty fifty che si verificano nel calcio, in campo e fuori? Quanti media controlla Squinzi, presidente della Confindustria ma per sua sfortuna nemmeno con un quota di minoranza nelle realtà che (de)formano l'opinione di tifosi e appassionati? Abituati come siamo a non criticare, fatta eccezione per qualche ironia sull'allenatore, quei 5 club che messi insieme hanno l'80% del seguito popolare (e quindi anche dei cliccatori su questo sito), ci siamo anche abituati a situazioni come quella vista in Sassuolo-Roma, che vanno molto al di là di un rigore dato o non dato (sul Guerino non facciamo la moviola fuori tempo massimo). Stiamo parlando ovviamente del caso Sansone-Benatia, con il rigore prima assegnato al Sassuolo su indicazione dell'addizionale Peruzzo e poi negato dall'arbitro Rizzoli dopo consultazioni con Sansone, giocatori di Sassuolo e Roma, l'assistente Nicoletti, Peruzzo e altri (magari fra questi altri qualcuno, ipotizziamo, ha avuto anche il tempo di rivedersi l'azione alla moviola). Rizzoli, uno dei meno peggio schierati dal 'dead man walking' Braschi, nei quasi 5 minuti di tira e molla di Reggio Emilia è riuscito ad introdurre una innovazione nel regolamento, o per lo meno nella sua interpretazione, che farà la gioia dell'IFAB (cioè l'International Board). Non si è limitato infatti a raccogliere le confessioni spontanee dei protagonisti del fatto, come qualche volta è accaduto in passato, ma addirittura ha sollecitato Sansone a dirgli la verità sull'accaduto promettendogli di non ammonirlo per simulazione in caso di confessione. Sansone è stato onesto, diventando l'unica persona uscita bene da questa vicenda nonostante il contatto accentuato ad arte (come il 100% dei colleghi), ma Rizzoli non si è preso le sue responsabilità perché un arbitro non può e non deve chiedere a un giocatore di andare contro gli interessi della propria squadra. In una situazione che oltretutto anche con il senno di poi rimane dubbia, perché Benatia ha davvero toccato Sansone anche se non lo ha sgambettato. Poteva essere l'uno a uno per il Sassuolo, alla disperata ricerca di punti salvezza (la permanenza in serie A è a 5 punti di distanza) e con qualche torto arbitrale subìto che altri club avrebbero fatto pesare di più. Ma domani tutto sarà dimenticato e nessuno parlerà più dello scippo al Sassuolo. Sono ben altre le squadre contro cui a Rizzoli non conviene reinterpretare il regolamento.

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