Barcellona, estate 1992. Le Olimpiadi sbarcano in Catalogna e atleti da ogni parte del mondo invadono la città spagnola in occasione della grande manifestazione sportiva. È il sogno di tutti, essere ai giochi olimpici per tanti è già un successo, per altri l’obbligo della medaglia è un peso ma ci sono anche quelli che vedono nella rassegna una vetrina unica, un trampolino. È così anche per Faustino “Tino” Asprilla, ha 22 anni, gioca nell’Under 23 colombiana e di mestiere fa l’attaccante. La sua Nazionale capita nel girone dei padroni di casa con Kuwait ed Egitto. I sudamericani arrivano ultimi con un punto solo e lasciano Barcellona con più di qualche rimpianto ma per il giovane Tino la chiamata sta per arrivare, è quella del Parma, è quella della Serie A, il campionato per antonomasia.
Il Parma ha chiuso la sua seconda stagione nella massima serie al sesto posto vincendo la Coppa Italia in finale contro la Juventus, il primo trofeo finisce in bacheca e l’Europa è la prossima destinazione del giocattolo del presidente Giorgio Pedraneschi. Servono rinforzi perché i gialloblù non hanno alcuna intenzione di rinunciare alla gloria continentale e la punta individuata per migliorare il reparto offensivo è questo ragazzone colombiano di colore.
L’arrivo di Asprilla in Italia inaugura le leggende su questo bomber dallo scatto fulmineo e dalla progressione inarrestabile. Colpo a effetto o destro secco dalla distanza non fa differenza perché basta poco per farlo entrare nel cuore dei tifosi e in cima alle gerarchie di Nevio Scala.
Sbarca in Emilia e compra 100 rubinetti, regali da mandare ai parenti a casa, lo fermano in Colombia e gli trovano due pistole in macchina, ama la bella vita e si separa dalla moglie perdendo la testa per diverse donne. Nel frattempo però marchia a fuoco la sua prima annata italiana e mette la firma sulla Coppa Coppe del Parma trascinando i ducali nella semifinale del Calderon contro l’Atletico Madrid con una micidiale doppietta.
L’impatto di Asprilla sul campionato italiano è notevole ed il colombiano decide di iscriversi anche nella storia contemporanea del pallone nostrano. Ferma infatti l’infinita striscia di imbattibilità del Milan di Capello che si blocca a 58 partite grazie a Tino che con un una prodezza supera Rossi e permette ai gialloblù di sbancare l’inespugnabile San Siro.
I successi in campo europeo proseguono: arriva anche una Supercoppa Europea, sempre contro il Milan, e la Coppa Uefa del 1995 nell’infinito duello contro la Juve. Nel 1996 saluta Parma dopo 34 gol in 108 gare, vola al Newcastle ma il passaggio in Inghilterra è meno facile del previsto: non supera le visite mediche, ma dietro a ipotetici acciacchi fisici si allunga l’ombra della cocaina con i Magpies costretti a trattenerlo dopo aver firmato già tutto con Parma.
Sembra un addio all’Italia ma dopo due stagioni fra alti e bassi torna in Emilia, in tempo per bissare il successo in Coppa Uefa e per conquistare una Coppa Italia, 22 presenze e soltanto 3 gol, poca roba, ma al Tardini è di casa e la gente lo adora al di là delle prestazioni, i tifosi lo amano per ciò che ha già fatto.
Lascia l’Europa, gira diverse squadre in Brasile, prima di vagare per il suo Sudamerica. Chiude nell’Estudiantes nel 2005 anche se l’addio ufficiale al calcio lo celebra nel 2009 dopo aver collezionato nel frattempo 20 gol in 57 presenze con la Nazionale maggiore.
Sregolato e goliardico, un “Uomo di Gomma” come lo definì il giornalista Roberto Perrone dopo la notte del Calderon, celebre per le sue capriole come esultanza in seguito ad un gol, Asprilla è oggi un 44enne maestro di calcio per i giovani colombiani che sognano il grande salto e la chiamata da parte di qualche squadra europea, proprio come Tino, la pantera gialloblù del Parma d’oro degli anni 90.
di Matteo Ciofi