A volte bastano veramente dieci secondi per entrare nella storia di una società ed in eterno nel cuore dei tifosi. Lo sa bene Michel Kreek che realizzando un rigore in un piovoso pomeriggio di giugno del 1995 si è proiettato per sempre nel Gotha del Padova Calcio.
È fin troppo facile legare al trio olandese del Milan la tradizione Orange nel calcio italiano, ma è altrettanto doveroso ricordare anche quei calciatori magari meno famosi che nel loro piccolo hanno scritto pagine importanti, diventando idoli veri e propri senza conquistare nessun trofeo.
Michel Kreek, classe 1971, è il terzo straniero che arriva al Padova neopromosso nella stagione 1994-95. Olandese di Amsterdam, muove i primi passi nel De Eland SDC e finisce nell’orbita dell’Ajax unendosi ad una generazione di grandi giocatori denominata la Patatgeneratie. I fratelli De Boer, Roy, Bergkamp, Vink e Witschge sono i nuovi compagni di Kreek e con loro inizia ad imporsi nel grande calcio. I lancieri vincono due scudetti, la coppa Uefa contro il Torino nel 1992 e la Champions League del 1995, la stagione in cui il centrocampista saluta l’Olanda per giungere all’ombra del Santo a Padova.
I biancoscudati sono guidati da Mauro Sandreani e vivono un avvio di campionato difficile, la nuova ribalta della Serie A pesa e si fa sentire, Vlaovic e il pittoresco Lalas ancora non hanno del tutto ingranato e grazie alla mediazione del giovane 26enne Mino Raiola Kreek firma per il Padova. Il presidente Giordani stacca un assegno di oltre un miliardo di vecchie lire per prelevare l’olandese finito nel frattempo in tribuna. Dietro al suo mancato impiego ci sono infatti divergenze con il dogmatico Van Gaal che lo vede terzino sinistro, Kreek si ribella e punta i piedi, vuole giocare a centrocampo, la frattura non si sana, il Padova ne approfitta e piazza il colpo nel mercato di riparazione.
Kreek è il primo Orange nella storia patavina e si presenta subito con un gol, contro il Brescia alla nona giornata. Indossa il sette e diventa insostituibile anche perché oltre a dare un grande contributo alla linea mediana trova la porta con facilità e si guadagna la fiducia del CT olandese Hiddink che lo convoca per una amichevole contro il Portogallo.
L’ascesa di Kreek vive la prima consacrazione al Delle Alpi quando decide la sfida contro la Juventus con una punizione che permette al Padova di sbancare Torino 0-1. Per entrare invece nella storia dei biancoscudati è necessario lo spareggio per non retrocedere il 10 giugno 1995 a Firenze, contro il Genoa. Kreek regala l’assist per il vantaggio dei veneti a Vlaovic, la partita finisce 1-1 e ai rigori è l’olandese ad incaricarsi del tiro decisivo. L’uomo della provvidenza non fallisce e il Padova rimane in A condannando al purgatorio il Genoa. Dieci secondi appunto, quelli sufficienti per spiazzare Spagnulo e consegnare una festa a tutto il popolo biancorosso entrando nella leggenda del club.
L’anno successivo il Padova scivola in B e nell’estate del 1996 Kreek firma con il Perugia appena promosso nella massima serie. In Umbria disputa una discreta stagione ma la formazione del presidente Gaucci ripiomba subito fra i cadetti e l’olandese ritorna a casa, al Vitesse, dove rimane per cinque anni prima di vivere un’esperienza in Grecia all’AEK Atene.
Chiude la carriera al Willem II, appende gli scarpini nel 2006 ed entra nel settore giovanile dell’Ajax come allenatore della selezione C-1, fino ad assumere nella passata stagione la carica di tecnico della primavera del Almere, società sempre legata ai lancieri.
“Michelino”, come lo ricordano ancora oggi affettuosamente i tifosi biancorossi, è passato rapidamente nella sua città adottiva lo scorso maggio e al quotidiano Il Mattino di Padova ha raccontato le sue sensazioni nel ritornare in Veneto. Sogna di poter allenare un giorno in Italia, magari proprio i biancoscudati che continua a seguire con Internet, facendo vedere ogni tanto quel rigore contro il Genoa ai suoi figli, perché “Sono emozioni che non puoi dimenticare” ha sentenziato l’ex numero 7 del Padova di Sandreani.
Di Matteo Ciofi