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Redazione

29 maggio 2014

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Ci voleva il Mondiale in Brasile per mettere d'accordo Ronaldo, nel senso di Ronaldo-Fenomeno, e Romario. Da sempre divisi nella considerazione dei media (quelli brasiliani con tendenza pro Romario, quelli internazionali pro Ronaldo) e da una poco mascherata antipatia personale: a USA '94 Romario di fatto impose a Carlos Alberto Parreira il partner d'attacco, nella persona di Bebeto, lasciando in panchina il diciottenne campionissimo emergente, mentre 4 anni dopo Ronaldo si adoperò in maniera felpata per tenere Romario addirittura fuori dalla convocazioni della coppia Zagallo-Zico (complice anche una situazione privata). Il problema attuale è noto: per accelerare i tempi nella costruzione degli stadi e per 'ripulire' in ottica turistica le strade il governo brasiliano non ha esitato a usare polizia ed esercito nello stile delle peggiori dittature sudamericane (che peraltro anche il Brasile ha conosciuto, fino a metà degli anni Ottanta). E solo il fatto che  la presidentessa Dilma Rousseff sia di sinistra (il suo partito è il PT, lo stesso di Lula) l'ha preservata dal linciaggio dei media europei, come è noto popolati da sessantenni di sinistra invecchiati male. Ronaldo però, pur essendo poco più di un ambasciatore dell'organizzazione, non ci sta più a mettere la faccia su questa operazione e ha annunciato il suo appoggio a Aecìo Neves, del PSDB-MB (partito di centro, nella nostra logica: ufficialmente socialdemocratico, ma con posizioni liberali e liberiste). La cui posizione sul Mondiale e sui suoi sprechi è simile a quella del PSB (il partito socialista brasiliano), di cui Romario è deputato dal 2010, e del PDT (socialdemocratici: in Brasile sono tutti socialdemocratici, un po' come in Italia tutti in chiave elettorale si dichiarano anti-europeisti), di cui Bebeto è deputato nello stato di Rio. E quindi? Chi conosce bene, ma anche meno bene, Ronaldo assicura che parli della sua discesa in campo in politica dal giorno dopo il suo addio al calcio giocato (febbraio 2011, quando ancora aveva un contratto con il Corinthians). Il Fenomeno non ha fatto grandi studi, ma l'intelligenza non gli è mai mancata ed è forse l'unico fuoriclasse della storia del calcio ad avere come imprenditore aumentato il patrimonio: ha sfruttato il vento del Mondiale fino all'altroieri e adesso, annusata l'aria (sono addirittura scesi in piazza anche quelli impropriamente definiti 'indios'), cavalca quello dell'anti-Mondiale. Conclusione? La sua vita da Fenomeno è solo a metà.

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