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Rimpiangeremo Abete

Redazione

1 luglio 2014

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Ora è ufficiale: Giancarlo Abete non è più il presidente della Federcalcio. L’11 agosto conosceremo il suo successore, che salvo sorprese impreviste sarà Carlo Tavecchio. Definirlo “nuovo” presidente mi suona strano, per uno che da decenni occupa il cadreghino dei Dilettanti e che da altrettanti anni è il numero due della Figc. A ogni modo, e lo sappiano i miei venticinque lettori, sta per accadere l’impensabile: rimpiangeremo Giancarlo Abete. Non ridete: succederà. Lo dico per esperienza e perché avendolo conosciuto meglio nel corso degli anni, so perfettamente che ieri è uscita una persona perbene, fin troppo corretta in un mondo popolato di squali, serpenti e di poche aquile. La sua prudenza – come ho scritto sul giornale e detto a voce direttamente a lui – rimane la sua colpa maggiore. Intendo quella di non essersi opposto al potere crescente e sempre più volgare, sbracato, dei club, ben rappresentato dalle assemblee di Lega a Milano. Abete ha risposto ogni volta con toni pacati, parole soft, ricorrendo alla norma o al buonsenso, mentre serviva il pugno duro contro il vociare strepitante di certi presidenti. Ci siamo capiti quali. Ma Abete – lo scrivo oggi che lui è fuori, finalmente libero nel giudizio e non tacciabile di adulazione – è un uomo onesto. E ho paura che persino questa dote semplice semplice, elementare elementare, verrà rimpianta nella nuova, vecchia Italia che si va tracciando. Attraverso questo blog, dopo anni di critiche anche dure ad Abete e alla sua linea troppo democristiana, voglio rendergli l’onore delle armi. Non so francamente cosa accadrà ora con Tavecchio, il quale ha certamente fatto bene e pure molto (vedi Report) gli interessi della sua Lega. Ha reso ricchi e potenti i Dilettanti e auguriamoci che riesca a fare altrettanto con la casa principale. A me resta una perplessità di fondo sul metodo. Fin qui non si è ancora parlato di programmi per il rilancio, progetti di sviluppo, possibili orizzonti, si è semplicemente discusso di accordi e voti da portare in Assemblea. È il sistema che ha prodotto i disastri maggiori in tutti questi anni, quel meccanismo di consorterie e clientelismi alimentato dallo Statuto e che il Guerin Sportivo combatte da sempre. Non abbiamo nulla contro un uomo o un altro, ma contro certi principi siamo intransigenti. Un’elezione frutto di accordi intestitini al Palazzo non è la migliore ripartenza per un movimento boccheggiante, nel punto più basso dai tempi della Corea. Come vedete, nessuno parla neppure di età del presidente, non è questo il punto. In certe ore persino un uomo probo può apparire una quercia più che un abete. twitter @matteomarani

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