Argentina e Olanda hanno dato vita alla partita più brutta del Mondiale, come sempre accade quando squadre troppo forti o troppo deboli tecnicamente sono messe bene in campo e hanno una condizione fisica buona. Questo non toglie che la squadra di Sabella sia andata in finale con merito, sia perché ha creato le pochissime occasioni da gol dei 120 minuti di gioco (zero quelle degli olandesi) che perché ha calciato e parato meglio i rigori: come al solito ricordiamo che si tratta di gesti tecnici, di sport, sia pure a cronometro fermo. L'esclusivo ma non troppo (8 vincitori in 20 edizioni: meglio di serie A, Liga o Premier League) club dei vincitori di un Mondiale non avrà quindi un nuovo membro, per quanto la storia dica che l'Olanda meriterebbe questo posto come pochi altri, tipo la fu Cecoslovacchia o l'Ungheria. Da estimatori di Van Gaal possiamo però dire che l'Olanda ha ottenuto sì un grandissimo risultato, ma che solo di risultato si tratta. Ha infatti tradito la sua vera storia, come del resto aveva fatto 4 anni fa con Van Marwijk pur andando vicina alla Coppa quasi a livello del palo di Rensenbrink 1978, proponendo una squadra molto equilibrata (nemmeno nelle situazioni disperate, come contro il Messico, Van Gaal ha stravolto l'assetto tattico) ma priva di quelle caratteristiche uniche che dalla fine degli anni Sessanta in poi hanno fatto amare a mezzo mondo il calcio olandese anche nei periodi (e ce ne sono stati) in cui ha avuto pochi campioni o nessuno. Già il 5-3-2 è un brutto inizio (visto l'atteggiamento prudente di Kuyt e Blind, quello che José Altafini genialmente definisce 'da aspirapolvere' per il dribbling a rientrare con scarico all'indietro, parlare di 3-5-2 è solo un atto di fede) per chi voglia imporre il proprio calcio. Se poi in attesa dei lampi di Sneijder e Robben l'unica fonte di gioco sono i lanci mazzolati di Martins Indi allora al di là dei risultati (ripetiamo: giocando così si può anche alzare la Coppa, per l'esaltazione di chi prende in giro le squadre troppo coraggiose) non viene trasmessa al pubblico alcuna emozione. Il risultato è quasi lo stesso, ma l'Olanda del 1974 di Michels o anche quella del 1978 di Happel (senza Cruijff, quindi, con il resto della rosa inferiore a quella attuale) erano calcio che non necessitava di tifo.
Twitter @StefanoOlivari